Father Gianni Sandalo, Parañaque, Manila
04 Monday May 2009
Posted Gianni Sandalo, PIME-Filippine, PIME-Philippines
in
Father Gianni Sandalo, Parañaque, Manila
28 Sunday Sep 2008
Posted Gianni Sandalo
inDiceva un tale che, data la nostra vita, noi missionari siamo esperti a preparare pacchi e valigie. Tra i tanti pacchi che abbiamo teniamone pronti due legati assieme da uno spago. Sono speciali e che ci accompagnano e che sono pesanti ed insieme leggeri come i sogni che accompagnano la nostra vita.
Il pacco della Speranza
Mi piacerebbe fosse vera per ciascuno di noi un’antica leggenda turca nella quale si racconta che l’uomo giusto quando parte per andare altrove è in grado di attraversare un ponte sottile come un capello e affilato come una lama di spada. Credo proprio che sia la speranza che abita il cuore degli uomini giusti a compiere questa straordinaria impresa, a rendere possibile ciò che appare agli occhi dei più impossibile. Nel ‘nostro pacco’ non può non esserci la Speranza. Noto invece una certa stanchezza, una certa malinconia, una certa paura perchè sembra che mai niente possa cambiare, che si vada sempre verso il peggio. Dice un tale che imparare la speranza non è una cosa semplice. Il punto di partenza della mancanza di speranza sembra debba essere trovato proprio in una certa malavoglia; qualcosa che congela, che spegne, che non fornisce più spontaneamente il flusso gioioso e impegnativo della vita. Il desiderio è diventato debolissimo e ogni iniziativa interiore ed esteriore, da qualsiasi parte venga, è già immediatamente mortificata. La stanchezza peraltro si appoggia e insieme favorisce una certa debolezza d’identità e conseguentemente la paura del futuro. E’ una stanchezza che non ha affatto i toni alti dell’epilogo drammatico di un conflitto o di una forte tensione esistenziale. Una stanchezza più sottile, e per questo più inquietante, che si accompagna alla banalità della vita. Imparare la speranza non è cosa semplice. Ma è proprio questa la sfida più avvincente affidata a noi. Mostrare che il realismo e il disincanto possano vivere insieme all’utopia, al sogno. Anzi, che senza utopia non non si può essere realismo.
Il pacco delle Corresponsabilità
Se io sogno da solo, il mio è soltanto un sogno. Ma, se sogniamo insieme, il sogno diventerù realtà. la comunità è il luogo in cui declinare ciò che ci chiede il Vangelo. Siamo chiamati ad essere credibili, insieme. Siamo chiamati a dar vita alla comunità dal volto credibile. Noi allora dobbiamo essere una comunità che sappia camminare, e insieme sappiamo fermarsi, davanti ad ogni uomo ‘ferito’, senza giudicare, alla scuola di Gesù. Comunità che non teme di mostrarsi fragile e meno sicura, umana, e capace di sognare. Qualcuno ha scritto che ‘nel giovane brucia un fuoco e nell’anziano brilla una luce’. Pensiamo alla nostra comunità, al nostro piccolo gruppo. Nella nostra comunità c’è bisogno di questo fuoco e insieme di questa luce. C’è bisogno dello stupore e del candore dei bambini, dello slancio creativo dei giovani, della solidarietà degli adulti, della saggezza degli anziani. Una comunità che si raccoglie intorno al fuoco incandescente della Parola e della Eucaristia. Una comunità che ha bisogno dela gratuità e corresponsabilità di tutti. Collaborazione autentica è corresponsabilità. Una semplice collaborazione può fermarsi al compito affidato senza l’effettivo sentirsi parte dell’intero. La corresponsabilità, pur nella consapevolezza della parzialità dell’opera di ciascuno, mantiene vivo invece l’interesse per il tutto. Di qui la riscoperta della bellezza del pensare e progettare insieme, dell’assunzione comune delle scelte di fondo, della valorizzazione dei luoghi del discernimento comunitario (o della individuazione di nuovi luoghi e spazi) per valutare insieme in particolare quei problemi che appartengono alla nostra scelta di vita.
Lo Spago
Quante volte abbiamo legato i nostri pacchi con lo spago. Per i nostri due pacchi lo spago ha un nome: Gesù di Nazareth, il nostro Signore e Maestro. E’ lui la novità sempre eccedente. E’ la sua Pasqua, la sua croce, la sua resurrezione, la sua imprudenza, il suo perdono, la sua vicinanza ad essere scuola di vita per ognuno di noi, per la nostra comunità che riparte, riprende a camminare facendo memoria dei 40 anni passati con lo sguardo rivolto al futuro.
P.Gianni Sandalo, Superiore Regionale PIME-Filippine
08 Friday Aug 2008
Posted Gianni Sandalo
inMessaggio
Cari Amici e confratelli sono convinto che – come a me – anche a ciascuno di voi venga spontanea la domanda su ‘perche’ missionari anche oggi’ E’ forse domanda scontata, quindi banale. resta pero’ il fatto che la domanda iene posta e che ciscuno, ne sono convinto, da’ la propria risposta. Una risposta che puo’ essere riassunta dicendo che con noi Dio porta a compimento il suo progetto sull’umanita’. Scrivendo questo penso ai tanti confratelli PIME he in quarant’anni sono arrivati nelle Filippine, ai confratelli che hanno dedicato nella totalita’ la loro vita. Penso all’uccisione di Tullio e Salvatore, alla morte di Santo e angelo, penso ai confratelli che forzatamente hanno lasciato le Filippine.
Scrivendo questo mi aiuta la scelta per la missione che hanno fatto I nostril confratelli filippini e ai quei giovani che continuano a scegliere la missione. Sono I giovani che, dopo aver la sciato la famiglia, lavoro e amici, hanno deciso di deicare la loro vita alla missione per sempre. Sono convinto che il progetto di Dio, nella storia concreta di Gesu’ di Nazareth si e’ fatto carne e sangue, continua a compiersi attraverso I suoi discepoli.
Missionari allora sono quei tanti uomini e donne che vivono e portano nel mondo la luce e la parola di Dio, la sua forza e la sua solidarieta’ ed amicizia. Nulla di più concreto per rispondere alla fame che ogni uomo sente nel profondo del proprio cuore. È lo stesso Cristo che vuole raggiungere ogni epoca della storia e ogni luogo della terra, per arrivare a ogni persona.
Ciò che è accaduto all’inizio della sua missione evangelizzatrice con i suoi amici Andrea e Giovanni, Giacomo e Simone e gli altri apostoli – cioè “mandati” – accade oggi con noi, quando siamo disposti a essere strumenti
della sua presenza e della sua azione nel mondo.
Per chi ha incontrato Cristo, è una chiamata “bella”, aperta a tutti i popoli. L’umanità è avvolta dalla sim-patia di Dio. Per giungere al suo compimento, l’umanità ha bisogno della Buona Novella, di persone e comunità che possono esprimerla. “È importante – scrive papa Benedetto XVI – che confluiscano all’umanità forze di riconciliazione e di pace, forze di amore e di giustizia”.
È importante per il “bilancio” dell’umanità, che conosce tante violenze e ingiustizie. Chi ha sperimentato Dio e ha trovato una grande gioia, deve trasmetterla perché la grande Luce deve illuminare il mondo, la
casa della famiglia umana.
Vediamo tanta gioia in coloro che, ascoltando il vangelo, si sono sentiti amati e hanno donato la loro vita per gli altri. Ricordiamo quelle persone che diventano I santi della quotidianita’ e nella quotidianita’. Sono quelle persone che incontriamo giornalmente, quelle perasone con le quail lavoriamo che ci rivelano la presenza viva di Dio.
Missionari oggi, perché? Siamo insieme alla nostra gentei, la famiglia dei figli di Dio: ci apparteniamo. Le missioni sono una questione d’amore. C’è la Carta dei diritti umani, ed è stato un passo avanti identificarli
(riconoscerli è più impegnativo!). Ma c’è soprattutto la realtà della comune appartenenza scritta nel nostro sangue, che ci chiama a rapporti “densi” di fraternità, rispetto e benevolenza.
Sono comportamenti che aprono al dialogo e alla gratuità. Perché dopo tanti secoli ancora la missione? Perché ogni generazione è un nuovo inizio. La libertà dell’uomo è sempre nuova.
Lo Spirito dona il vangelo vivo attraverso la comunità dei credenti, uomini e donne che, in un certo modo, continuano l’incarnazione.
Noi ne siamo I testimoni. A quarant’anni di nostra presenza allora facciamo memoria di quanto vissuto. Soprattutto pero’ pensiamo futuro. Progettiamo il nostro cammino. In questo mod oil nostro presente e’ denso di significato di senso. Per questo reciprocamente facciamoci gli auguri di buon compleanno!
Con amicizia,
gbs
09 Wednesday Jul 2008
Posted Gianni Sandalo
incari Amici e confratelli, sono convinto che – come a me – anche a ciascuno di voi venga spontanea la domanda: ‘perchè missionari anche ne nostro oggi?’. E’ forse domanda scontata, quindi banale. Resta però il fatto che la domanda viene posta e che ciscuno, ne sono convinto, dà la propria risposta. Una risposta che può essere riassunta sottolineando il fatto che con noi Dio porta a compimento il suo progetto sull’umanità. Scrivendo questo penso ai tanti confratelli PIME che in 40 anni sono arrivati nelle Filippine. Ai confratelli che hanno dedicato nella totalità la loro vita. penso all’uccisione di Tullio e Salvatore. Alla morte di Santo e Angelo. Penso ai confratelli che forzatamente hanno lasciato le Filippine. Scrivendo questo penso alla scelta per la missione che hanno fatto i nostri confratelli filippini. A quei giovani che continuano a scegliere la missione. Sono giovani che, dopo aver lasciato famiglia, lavoro e amici, hanno deciso di dedicare la loro vita alla missione. Per sempre. Sono convinto che il progetto di Dio, nella storia concreta di Gesu’ di Nazareth che si è fatto carne e sangue, continua a compiersi attraverso i suoi discepoli.
Missionari allora sono gli uomini e le donne ceh vivono e portano nel mondo la luce e la parola di Dio, la sua forza e la sua solidarietà ed amicizia. Nulla di più concreto per rispondere alla fame che ogni uomo sente nel profondo del proprio cuore. E’ lo stesso Cristo che vuole raggiungere ogni epoca della storia e ogni luogo della terra, per arrivare a ogni persona. Ciò è accaduto all’inizio della sua missione evangelizzatrice con i suoi amici Andrea e Giovanni, Giacomo e Simone e gli altri apostoli -cioè “mandati”- accade oggi con noi, quando siamo disposti a essere strumenti della sua presenza e della sua azione nel mondo. Per chi ha incontrato Cristo, è una chiamata “bella”, aperta a tutti i popoli. L’umanità è avvolta dalla simpatia di Dio. per giungere al suo compimento, l’umanità ha bisogno della Buona Novella, di persone e comunità che possono esprimerla: “E’ importante – scrive papa Benedetto XVI- che confluiscano all’umanitàforze di riconciliazione e pace, forze di amore e di giustizia”. E’ importante per il bilancio dell’umanità, che conosce tante violenze e ingiustizie. Chi ha sperimentato Dio e ha trovato una grande gioia, deve trasmetterla perchè la grande Luce deve illuminare il mondo, la casa della famiglia umana. vediamo tanta gioia in coloro che, ascoltando il vangelo, si sono sentiti amati e hanno donato la loro vita per gli altri. Ricordiamo quelle persone che diventano i santi della quotidianità e nella quotidianità. Sono quelle persone che incontriamo giornalmente, quelle persone con le quali lavoriamo che ci rivelano la presenza viva di Dio.
Missionari oggi, perchè? Siamo insieme alla nostra gente, la famiglia dei figli di Dio: ci apparteniamo. Le missioni sono una quatione d’amore. C’è la Carta dei Diritti Umani, ed è stato un passo avanti identificarli (riconoscerli è più impegnativo!). Ma c’è soprattutto la realtà della comune appartenenza scritta nel nostro sangue, che ci chiama a rapporti densi di fraternità, rispetto e benevolenza, Sono comportamenti che aprono al dialogo e alla gratuità.
Perchè dopo tanti secoli ancora missione? perchè ogni generazione è un nuovo inizio. La libertà dell’uomo è sempre nuova. Lo Spirito del Vangelo vivo attraverso la comunità dei credenti, uomini e donne che, in un certo modo, continuano l’incarnazione. Noi ne siamo i testimoni. A 40 anni di nostra presenza facciamo memoria di quanto vissuto. Soprattutto però pensiamo futuro. Progettiamo il nostro cammino. In questo modo il nostro presente è denso di significato di senso. per questo reciprocamente facciamoci gli auguri di buon compleanno! Con amicizia,
P.Gianni Sandalo – Superiore Regionale PIME- Filippine
08 Sunday Jun 2008
Posted Gianni Sandalo
inCari amici e confratelli,
Se ci mettiamo a riflettere sul nostro compito di missionari siamo portati a confrontarci da una parte da un mondo che non ci capisce, dall’altra ci troviamo ad essere portatori di una proposta globale assoluta.
Ci si trova quindi stretti tra una realta’ di fatto che sembra negare il contenuto della proposta cristiana e una esperienza ideale che rischia di ignorare la realta’ del mondo.
Si corre il rischio di diventare, come diceva un tale, “idealisti guerci” o “realisti miopi”…
L’idealista e’ colui che pensa che tutto si e’ realizzato . Il futuro gia’ presente. L’idealita’ e’ gia’ realta’. L’idealista e’ colui che ha estrema fiducia nell’umanita’ senza tener conto dei limiti presenti nell’umanita’ stessa.
Dall’altra parte c’e’ il realista miope, che vede la realta’ e non crede alla possibilita di progresso dell’uomo. La vita e’ impietosa e le persone che caratterizzano l’umanita’ sono stupide o crudeli. La conclusione possibile e’ quella di cer¬care la propria felicita’ passando sopra tutto e tutti o quella di “correggere” la persona con l’imposizione della ‘verita’ e della giustizia’.
Sono chiaramente due estremi; ciechi ambedue.
L‘idealista guercio vede il futuro e non capisce il presente. Vede le potenzialita’ della persona ma dimentica la sua storia di peccato.
Il realista miope vede il presente, ma non spera nel futuro, vede il peccato dell’uomo e lo ritiene insuperabile.
Ambedue mortificano la persona ed ambedue hanno la pretesa di migliorarla, costringendola: il primo per eccessiva fiducia, il secondo per eccessiva sfiducia.
Come missionari se dimentichiamo la realta’ concreta della persona, se vogliamo forzare una liberta’ per “costringere al bene e alla felicita’”, corriamo il rischio di diventare un malanno per l’umanita’.
Le ideologie impazzite del nostro tempo e le esasperazioni “religiose” passate e presen¬ti, dimostrano che non si possono ignorare le debolezze della persona.
La pretesa di una societa’ perfetta genera piu’ mali di quelli che vuol combattere.
Ma altrettanto negativo e’ il realista miope. Egli passa sopra al dolore della persona per salvaguardare e accrescere la sua felicita’ e accresce cosi’ la durezza e l’ingiustizia nel mondo.
Noi missionari dobbiamo stare attenri al modo in cui condividiamo la fede e la dedizione al Vangelo. Fa parte del nostro compito difatti presentare l’utopia del Regno di Dio. Non solo, ma dobbiamo fare il possibile per cercare di realizzarlo sulla terra.
Il problema e’ che non ci sono consentite scorciatoie e il moralismo non puo’ essere la soluzione dei problemi.
Creare illusioni, presentare soluzioni semplicistiche, confezionare teorie per poi applicarle alle situazioni, disegnare un nemico esterno causa di tutti i mali, non fa un servizio ne’ al Vangelo ne’ alla persona.
Occorre che ci sobbarchiamo della fatica dell’analisi, della difficolta della proposta in un mondo complesso.
Dobbiamo unire percio’ passione, ideale e concretezza senza confonderli ne separarli.
Non ci viene chiesto di rinunciare al nostro compito missionario, ma di svolgerlo con umilta’. Curare la persona concreta, alleggerirne le sofferenze e soprattutto aiutarla a crescere un poco nella liberta.
Questo e’ il nostro sogno . Puo’ sembrare un sogno troppo modesto, ma e’ rispettoso della realta’, del Vangelo e degli altri e, soprattutto, punta all’essenziale. E questo e’ qualche cosa di grande. Il grande che passa attraverso il piccolo della quotidianita’.
A volte ci si sente stanchi della monotonia del quotidiano. Ma nella quotidianita’ viviamo la bonta’ del Regno. Quel regno che si definisce attraverso incontri, successi, fallimenti, gioie e lacrime. L’importante e’ sentirsi in compagnia. La compagnia del Padre che ci dice di non essere ‘idealisti guerci’ o ‘miopi realisti.
A ciascuno di voi auguro buon lavoro
gbs
08 Thursday May 2008
Posted Gianni Sandalo
inGianni Sandalo
Carissimi Confratelli ed Amici,
Penso che capiti a ciascuno di noi di interrogarsi su cosa c’e alla sorgente della nostra vocazione alla missione? Cosa e’ che rende possibile la vita missionaria? A quali condizione e’ possibile che una persona dia la sua vita a servizio del Vangelo?
Mi pare che la nostra vocazione, per essere vissuta nella realta’,di fronte agli altri e di fronte a noi stessi, esiga una piena identificazione con il Messaggio che proclamiamo. In altre parole: non possiamo metterci al servizio del Vangelo se non abbiamo una grande passione per esso e una totale convergenza della nostra persona sul suo progetto.
Dove sta il nostro tesoro, li’ sta il nostro cuore; e dove sta il nostro cuore, li’ si posano i nostri pensieri.
Cio’ che pensiamo e’ normalmente cio’ che amiamo o vogliamo amore. I pensieri sono l’indicazione piu’ chiara per scoprire la direzione del nostro cuore. Anzi, a voler essere piu’ concreti: dove si dirigono i nostri occhi, la’ si pone il nostro cuore.
Se dunque il Vangelo deve essere quel dato che ha preso il nostro cuore, deve diventare oggetto continuo del nostro pensare.
Solo a questa condizione esso diventera’ sempre nuovo per noi. E potremo arrivare fino all’ammirazione, che e’ condizione necessaria per amarlo. Non c’e’ dunque ammirazione o amore senza molta contemplazione. “Solo chi vede l’invisibile, puo’ compiere l’imposslblle’ – diceva un tale.
E’ questo non e’ nient’altro che la sequela nella vocazione.
Ma non basta la chiarezza delle idee. Le idee sono lampadine spente. Se non arrive la corrente, non danno alcuna luce. E la corrente viene dal cuore. Quando una fatto o un avvenimento si manifestano nella bellezza, allora si ha la festa. Quando un progetto diventa fervore e passione allora si passa dal mestiere alla vocazione.
La riuscita della nostra vocazione e quindi della nostra vita dipende da questa capacita’ di identificazione con la vita del Vangelo ma soprattutto dalla capacita’ di coinvolgimento del nostro cuore con la persona del Cristo e con la sua Parola. E’ indispensabile per questo vivere “ad alta tensione” o per lo meno ricercarlo continuamente.
E qui sarebbe bello riflettere sulla formazione permanente. Ovvero mettersi continuamente in un atteggiamento o stile di volonta’ di rinnovamento.
Al riguardo compito delta formazione permanente non e’ di renderci piu’ abili nel nostro “mestiere”; bensi’ di tenerci o sospingerci in continuita’ verso questa piena identificazione del nostro essere con Cristo e il Suo progetto.
Si puo’ vivere umanamente solo di cio’ per cui si e’ disposti a morire. Ma se non c’e nulla per cui si possa dare la propria vita, con che cosa la riempiamo? Ancora una volta tra le mani abbiamo la possibilita’ di andare oltre il limite nostro.
Qualche settimana fa abbiamo terminato l’annuale Asemblea Regionale. Momento di incontro, di amicizia e di verfiche dei cammini percorsi. Lasciamoci ora guidare dalla consapevolezza della presenza dello Spirito che ci invita ad’ essee-appasionati’ di quanto abbiamo scelto. Meglio di quanto ci e’ stato offerto. Un regalo che diventa impegno per il Vangelo ed il suo Progetto.
L’obiettivo dunque che dobbiamo proporci da un punto di vista personate, e’ “la passione per il Regno”. E’ un obiettivo da richiamare ogni giorno; e’ esigente, ma e’ decisivo. Il resto e’ conseguenza.
Con amicizia,
gbs
01 Tuesday Jan 2008
Posted Gianni Sandalo
inGianni Sandalo
Cari Amici e Confratelli,
L’ inlzio di un anno porta sempre con se’ la speranza di una novita’. Ogni anno abbiamo sperimentato questa apertura dello spirito, anche se poi abbiamo dovuto constatare, che in poco tempo l’attesa e’ lentamente scomparsa. Siamo ricaduti nella routine e alla fine dello stesso anno i risultati sono stati del tutto diverse dalle attese iniziali.
Se questo sembra essere, inevitabile, cosa concluderne?
Diventare “realisti” e rinunciare a sperare oppure continuare a sognare contro ogni evidenza? Possiamo aspettarci qualcosa davvero nuovo o dobbiamo dire che non c’e e non ci sara’ nulla di nuovo sotto il sole”? E come far si’ che accada qualcosa davvero nuovo e positivo nella nostra vita?
La realta’ ‘commercialista’ ripete i soliti slogan sulla novita’ per indurci a realizzarla con “oggetti nuovi”; il sentire comune ci induce a ripetere i soliti auguri; gli uomini pubblici si ingegnano a trovare nuove idee o nuove formule e proposte che di volta in volta paiono risolvere vecchi insoluti problemi. Da parte sua la tradizione cristiana ci chiede di rinnovare i buoni propositi per una vita migliore. Ma quale e’ il risultato di questi tentativi di novita’?
La nostra stessa esperienza ci mostra che alle cose nuove ci abituiamo, ed esse non creano alcuna vera novita’; i nostri auguri restano nel campo dei desideri; le idee e le proposte assomigliano sempre piu’ alle mode delle quali l’ultima elimina la precedente, E il processo autoeliminatorio continua sempre uguale mentre i nostri propositi ci lasciano come ci trovano.
Guardato con gli occhi della fede questo aspetto delta novita’ assume un altro significato. Solo Dio crea e quindi, a rigore, solo Dio puo’ fare qualcosa di veramente nuovo, che non sia cioe il semplice sviluppo di premesse gia note.
Per la Parola di Dio la novita’ e’ collegata essenzialmente con il Verbo e lo Spirito, al punto che la piena manifestazione di Cristo coincidera’ con la novita’ assoluta: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”.
L’esperienza della nostra vita di fede ci conferma in questa verita’. Il nuovo e’ grazia: si attende, lo si spera, “accade” nella nostra vita, ma e’ indisponibile, non possiamo manipolarlo a nostra volonta’.
E di fatti, le cose veramente importanti nella nostra vita non dipendono da noi: la vita stessa, la salute fisica e mentale, la fede, l’amore degli altri, la speranza, la verita’…
Riguardo a queste cose possiamo fare poco: difenderle con attenzione, cercare con diligenza, agire con correttezza… Ma tutto cio’ non incide nell’essenziale, che ci sfugge. Quelle grandi realta’ o ci sono donate o non le abbiamo.
La novita’ vera si ha quando appare il dono nella vita di una persona. Il dono e il perdono sono novita’ assolute, creative. Esse provengono dal Padre, attraverso Cristo e lo Spirito e pongono la vera novita’ nella nostra vita.
E questi doni che a nostra volta possiamo riversare negli altri, costituiscono l’apparizione dell novita’ nella loro vita e la rivelazione quindi di Dio.
La fede in Dio e la possibilita’ del nuovo si richiamano reciprocamente.
Dunque, ne’ scetticismo ne’ presunzione di conquista nei confronti della novita’ nella nostra vita.
Un’attesa fiduciosa, una ricerca operosa, un desiderio sincero, non possono andare a vuoto. Alla luce della fede, “tutto e’ grazia” e a chi bussa verra’ aperto.
L’atteggiamento dell’accoglienza, trasformera’ tutto in dono e la gratitudine per il dono ricevuto ci fara’ dispensatori di cio’ che siamo agli altri. La novita’ accadra’ nella misura della fede ossia nella misura del riconoscimento del dono e della capacita’ di ritrasmetterlo. La novita’ che e’ Cristo con il suo Spirito, diventera’ storia nella nostra vita e in quella degli altri. E sara’ allora un tempo nuovo e un mondo nuovo.
Ce lo conceda il Signore mentre ci fa il dono di questo tempo.
Buon Anno nuovo,
gbs
07 Sunday Oct 2007
Posted Gianni Sandalo
inGianni Sandalo
Cari Amici e confratelli,
qualche tempo fa mi sono ritrovato tra le mani uno scritto che parzialmente vi presento e che dice
Trovatemi degli uomini!
Trovatemi degli uomini buoni
che comprendano che cosa significhi amare Dio e amare i suoi figli.
Trovatemi degli uomini con il fuoco nel cuore e ai piedi le ali:
mandatemeli e io li manderò in giro
a portare amore ai senza-amore
e speranza a coloro che siedono nelle tenebre.
Ho pensato al nostro amico e confratello Giancarlo dopo quanto gli e’ accaduto. Ho pensato a lui cercando di immaginare i giorni della prigionia. Ho comunque e soprattutto pensato a lui come l’uomo con il fuoco nel cuore e ai piedi le ali portando amore ai senza amore.
Non voglio fare del paternalismo e della sturmentalizzazione su quanto accaduto al nostro confratello. Resto comunque ammirato e pieno di stupore per il tremendo impatto/messaggio che la gente ha colto e vissuto.
Cerco quindi di leggere tra le righe e vedere come il Signore sa tracciare righe dritte utilizzando le storte
In particolare ancora una volta si sottolinea l’amicizia e la solidarieta’ nei confronti di Giancarlo. Giancarlo nella sua semplicita’ e’ stato ed e’ il messaggero che trasmette al mondo il fastidio di Dio!
Quel fastido che ci lascia inquieti e che non ci lascia un momento di pace. Quella pace intesa come monotonia, stanchezza di lottare, voglia di sedersi.
Prepotentemente Giancarlo ci richiama alla nostra realta’ di sognatori. Ovvero uomini capaci di sognare il progetto di Dio nella storia. Un progetto fatto di tenerezza e di perdono. Un progetto fatto di fantasia ed attenzione. Un progetto che ci richiama al senso dell’umilta’ nel nosatro lavoro.
Siamo allora invitati a riprendere la nostra strada. La strada che stupisce. La strada che apre a nuovi cammini. La strada che diventa la concreta possibilita’ di realizzare i nostril sogni.
Gsncarlo continua a sognare. Con lui anche noi riappropriamoci dei nostril sogni perche’ sappiamo vivere una vita da risorti. Perche’ sappiamo essere pieni di fuoco, di tenerezza, di creativita’ e di liberta’
Che ciascuno di noi abbia sempre nel cuore i sogni dell’inizio, i sogni di Dio su ciascuno di noi, certi che “con Lui faremo cose grandi” . Quei sogni che sono scritti in ogni pagina del vangelo, in ogni parola e in ogni gesto di Gesu’ ed assieme curvarci con tenerezza, come sapeva fare Gesù, su chi attende speranza e gioia.
Con amicizia buon lavoro a tutti
gbs
07 Saturday Apr 2007
Posted Gianni Sandalo
inGianni Sandalo
Cari amici:
Ho sentito dire da un tale che ogni momento della vita e’ come una porta aperta.
Mi piace allora il detto popolare dove si dice che ogni secondo è una piccola porta da cui entra la speranza.
Questo mi porta a pensare qualche cosa di nuovo. Porta dice apertura, novità, perché dice un oltre, una possibilità, perché dice accoglienza, invito a uscire, a lasciar entrare.
All’inizio di un nuovo cammino come individui e come comunita’ viviamo l’esperienza del guardare indietro e del guardare avanti, l’esperienza della memoria e dei sogni, i due punti estremi su cui poggia il nostro presente.
Non so cosa capiterà nel prossimo futuro … una cosa però so: se lasceremo entrare Dio nella nostra vita, Lui ci terrà sempre per mano. Nelle ore benedette e felici e in quelle più dure che ci appariranno maledette.
Abitati da Dio, visitati da Dio… ecco quello che siamo.
Da questo dipende la nostra grandezza, la nostra capacità di amare, di sperare, di ricominciare, di perdonare …
Con cio’ ancora una volta affermo che siamo uomini di speranza.
Mi sento animato dalla speranza … sono convinto che tutto ciò che viene fatto nel mondo, viene fatto dalla speranza.
E’ la speranza che cambia il volto del mondo, il volto e il cuore degli uomini. E’ la speranza, sono uomini e donne di speranza di cui abbiamo disperatamente bisogno.
La grandezza dell’umanità sta nel far nascere senza posa la speranza là dove ci sono ragionevoli motivi di disperazione.
Allora prego Dio perché non manchino mai questi “ingenui sognatori”.
Questi “ingenui sognatori” sono coloro che, credendo all’impossibile, proprio là dove qualcuno scrive la parola fine, sono sempre pronti a ricominciare, a cercare nuove vie, nuovi inizi, con inesauribili e impensabili energie. Fidandosi di Dio e della sua presenza così tenera e così forte.
Riuscendo a essere non “uomini scontati”, ma piuttosto “uomini inizio”:
Qualcuno dice che gli uomini si possono dividere in due categorie:
gli uomini – scontati
e gli uomini – inizio
Gli uomini –scontati pensano: siamo fatti così, non possiamo cambiare,non possiamo risorgere.
Gli uomini-inizio pensano: ogni mattina è buona per darci un’anima giovane
Gli uomini-scontati vivono rasoterra
Gli uomini-inizio vivono in terra, ma hanno ansia del mare aperto
Gli uomini-scontati si comportano con la vita come si fa con la pioggia: aspettano che passi
Gli uomini-inizio tengono la vita in mano e la dirigono
Gli uomini-scontati giocano al ribasso
Gli uomini-inizio volano alto
Gli uomini-scontati tengono l’anima ripiegata in quattro, come la coperta nell’armadio
Gli uomini-inizio portano l’anima in palestra
Gli uomini-scontati seguono il gregge
Gli uomini-inizio si staccano dal gregge: sono “e-gregi”.
E noi dove ci troviamo? Fermiamoci a riflettere e cerchiamo di vedere il nostro posto. Sono convinto che in ciascuno e presente sia l’uomo – inizio, sia l’uomo – scontato. Dipende da noi il da farsi. Dipende da noi lasciare aperta la porta della vita e guardare avanti con coraggio, impegnandoci a guarire il passato.
Con amicizia,
gbs
30 Tuesday Jan 2007
Posted Gianni Sandalo
inAl capitolo diciottesimo del libro della Sapienza leggiamo:“ Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo corso, la Parola onnipotente dal cielo si lanciò sulla terra”.
Ritengo quanto proposto un invito a creare attorno a ciascuno di noi uno spazio di SILENZIO per approfittare del tempo evento che si rinnova nella storia.
Fedele al silenzio, nel digiuno verbale, l’uomo saggio saluta il nuovo anno, desiderando di ricevere quella Parola che gli necessita per sostenere il cammino.
Il ripetersi del “miracolo” sollecita ciscuno di noi a “volgersi indietro” per vedere se nel precedente anno anche una sola “sillaba” di questa Parola è caduta dalla mensa della sua quotidianità.
E’ il momento del passaggio, nel quale si raccolgono i frutti della fedelta’ e perseveranza nel servizio precedente e si chiede, nella consapevolezza del proprio limite, che sia il Verbo a presiedere ogni evento futuro.
Una richiesta che esige un grande sforzo di liberta’, perché è sempre in agguato la tentazione di imprimere su tutto l’impronta di se stessi, di sostituire la “matrice divina” di ogni cosa con la propria, finendo con lo strumentalizzare la Parola, anziché rendersene servo.
Ma la presunzione dell’uomo, a volte ingenuità, deve prima o poi fare i conti con la signoria di Dio e la Parola, col tempo, ritorna a presiedere la storia.
All’uomo sapiente viene chiesto di intuirne i passaggi, a volte inattesi e rapidi come lampi nel cielo, altre più facilmente gestibili e regolari come rintocchi di un pendolo.
I primi giorni di un nuovo anno sono momenti cui nessuno dovrebbe sentirsi esonerato dalla visita della Parola che domanda di essere accolta, e custodita.
Essa prende forma nel seno dell’umanità come un bimbo nel grembo della madre e reclama la collaborazione dell’uomo per potere dare il meglio di sé.
Solo nella accoglienza del progetto di Dio l’uomo riesce ad allontanare da sé il sospetto di un Dio prevaricatore che limita il suo agire, e se ne lascia ispirare. Non gli è chiesto di prevedere in anticipo la strada della Parola ma di prepararsi al Suo riproporsi all’uomo, abbracciando con fiducia l’unica Verità che è in grado di farlo stare bene e vivere sereno.
Accogliamo allora il nuovo Anno ed accogliamo la Parola come il dono che ci si trova tra le mani. E’ ancora una volt ail dono di Dio che ci accompagna nello scandire dei giorni della vita. Con coraggio apriamoci alla novita’ diu Dio. Andiamo oltre l’orizzone dei nostril occhi e chiedere che cosa Diovuole da ciascuno di noi.
Sia quindi il 2007 il ‘kayros’ di Dio per aprirci all’Infinito.
Con amicizia,
21 Thursday Dec 2006
Posted Christmas-Natale, Gianni Sandalo
inCari amici e Confratelli:
L’augurio per un cammino di gioia e di pace verso il Natale giunga a ciascuno di voi !
“Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia”. (Luca 2,10-12)
Sono queste le parole che hanno squarciato, illuminato una notte di tantissimi anni fa … e che ci verranno donate in occasione della celebrazione del prossimo Natale.
Parole antiche ma incredibilmente nuove, parole che affondano nel mistero, parole da custodire, parole di cui appropriarsi, parole che trasfigurano …
Queste parole sono per noi! Ascoltiamole! Non pretendiamo di conoscerne già il significato; facciamo invece silenzio davanti al Dio che tace, e accettiamo che Egli ci dica qualcosa di mai udito prima d’ora.
Riconosciamo la grazia di essere amati, perché l’amore si manifesta a noi e pone la sua dimora in mezzo a noi. Cerciamo e vivivamo il segreto dei Natale. Un segreto che riguarda il volto del nostro Dio e che riguarda il volto di ciascuno di noi. Un segreto di gioia.
A me piace molto questo racconto: “ Poco dopo la nascita di suo fratello, la piccola Sara chiese ai genitori di lasciarla sola con il neonato. Essi si preoccuparono che, come quasi tutti i bambini sui quattro anni, potesse essere gelosa e volesse picchiarlo o scuoterlo, per cui dissero di no. Ma Sarai non mostrava segni di gelosia. Trattava il bambino con gentilezza e continuò a chiedere di essere lasciato sola con lui. I genitori decisero di consentirglielo. Esultante, Sachi andò nella camera dei bambino e accostò la porta, ma rimase una fessura aperta, abbastanza da consentire ai curiosi genitori di spiare e ascoltare. Videro la piccola Sachi andare tranquillamente dal fratellino, mettere il viso accanto al suo e dire con calma: “Per favore, dimmi come è fatto Dio. Perché io comincio a dimenticarmelo”.
Un Dio dimenticato, forse incompreso … sembra questo l’orizzonte sul quale ci si sta muovendo.
Per questo prendiamo tra le mani i Vangeli, alla scoperta di Gesù di Nazareth, Lui che è il vero “vangelo”, cioè la vera, la buona, la splendida notizia per l’uomo di sempre.
Quell’uomo cercato, amato, perdonato, dall’amore sovrabbondante di Dio.
Forse non sappiamo più chi è l’uomo perché non sappiamo più chi è Dio.
Quell’uomo, fatto ad immagine di Dio, felice solo quando si dona, quando condivide, quando riconosce nel volto dell’altro il volto di un fratello, il volto dello stesso Dio.
Perché la gioia in noi è segno di una “presenza”: di un amore, dell’altro, dell’Altro che è Dio.
Usiamo i giorni che ci stanno davanti per scoprire la presenza di Dio nella quotidianita’. Una presenza che passa attraverso il fratello e la sorella che ci vivono accanto e che gridano speranza.
Lasciamoci travolgere dallo stupore e dall’amore di Dio. Sappiamo riconoscere e trasmettere.
Questo e’ quanto il Natale vuole offrirci. Apriamo allora la nostra vita all’accoglienza del dono che dio e’ per ciascuno di noi
Con amicizia Buon Natale,