Due settimane senza Giancarlo.
(Giugno 10 – 24) Il tutto inizia il dieci di giugno. Nello stesso giorno il Papa parlerà di rapimenti in Piazza San Pietro. Dopo la messa mattutina nella chiesa parrocchiale di Payao. Giancarlo mette in spalla lo zaino, prende la moto e si avvia verso Bulawan. Nello zaino il necessario per celebrare la messa. Sono le 9,30. Dopo pochi minuti, a nemmeno un chilometro e mezzo, dal convento, vicino al Barangay (Barrio) Silal, vede degli uomini armati in uniforme. Sembrano soldati regolari, ma Giancarlo intuisce subito che c’è qualcosa che non quadra in quel gruppo, perché una corda è tesa da un lato all’altro della strada. Allora, secondo alcune testimonianze, ancora in corsa cerca di fare dietro front con la moto, ma cade a terra e gli armati gli sono subito addosso. Giancarlo tenta di reagire ma gli altri gli puntano subito le armi. Nel gruppo ci sono anche due ostaggi, presi qualche minuto prrima mentre veniva preparato l’agguato, Giancarlo così viene ‘trascinato’ via verso la vicina boscaglia di mangrovie, tra il sitio Tando Patao e Silal. Gli altri due ostaggi vengono invece rilasciati, dd uno, tuttavia, gli rubano il portafoglio. Li lasciano andare senza ‘minacce e maltrattamenti. Uno di loro in seguito dirà chi sono i rapitori. Gente del luogo.
Intanto Giancarlo, molto probabilmente, viene fatto salire su un pumpboat, una specie di barca veloce a bilanciare spinta da un motore a elica. Un altro pumpboat è li vicino che aspetta. Tutti e due di colore blu. Un terzo testimone dice di aver visto da lontano una persona ‘distesa’ su una delle due barche e poco più tardi aver sentito il rumore dei motori. Da qui in poi le tenebre.
Si sa poco su dove hanno portato il Giancarlo. I militari dicono sulle coste di Naga, nella parte a nord della foce del fiume Sibuguey e in quell’area si concentrano centinaia di soldati. Già il mattino dell’ 11 Giugno il gruppo dei rapitori sembrava circondato da tutte le parti da: Phil. Army’s 102nd Brigade, Philippine National Police, Western Mindanao Command, Army’s 1st Infantry Division and 18th Infantry Battalion. Army 1st Infantry Battalion civil operations officer Col. Godofredo Paderanga dice che “lawless elements” sono responsabili del rapimento, ma non elabora. Brig. Gen. Edgardo Gurrea, chair of the government peace panel’s Coordinating Committee on the Cessation of Hostilities (CCCH) e Brig. Gen. Benjamin Dolorfino, chair of the government peace panel’s Ad Hoc Joint Action Group (AHJAG) si mettono subito in contatto con le loro rispettive controparti: MILF, Von Al Haq and Atty. Abdul Dataya, rispettivamente. Entrano in azione.
Si parla subito di riscatto in cambio della liberazione da parte del gruppo islamico Abu Sayyaf, una frangia di ribelli staccatesi dall’MILF. Non si esclude neppure un banda di briganti. Come nel caso di padre Pierantoni si teme il passaggio di Giancarlo da un gruppo all’altro, tanto che i militari cominciano a monitoreggiare oltre le coste a nord e sud, di Naga e dell’isola di Olutanga. Si pensa anche alle coste vicino a Ipil, così pure le isole di Sulu, Basilan, and Tawi-Tawi.
L’11 giugno,Father Nador Jesulga, amministratore delle Prelatura di Ipil in Zamboanga Sibugay, padre Elmer Alforque e padre Jonathan Cabilinga si incontrano con il Colonnello Jovencio Magalso. Si indica il comandante MILF Akkidin Abdusalam, chiamato anche commander Kiddie, come il principale sospettato, ma MILF peace panel chief Mohagher Iqbal nega che Akkidin Abdusalam sia un membro dell MILF. Per lui è un Abu Sayyaf. Kiddie sarebbe stato il responsabiledelrapimento di Pierantoni (October 17, 2001 in Dimataling) e degli ingegneri belgi Lieven del Marcheand Eric Bracke, in Sta.CruzIsland, Zamboanga City il 13 June, 1999).
Il 12 giugno. Si parla di Tungawan come possibile rifugio (già di Pierantoni). Gli Stati Uniti intanto offrono un aereoplano di sorveglianaza chiamato Orion. Msgr Pedro Quitorio, a nome della Conferenza Episcopale Filippina, fa un appello ai rapitori di salvare (o risparmiare) il missionario e rilasciarlo il piu’ presto possibile.
Il 13 Giugno. Il capo della polizia di Zamboanga Sibugay, Francisco Cristobal dice di aver contattato la locale popolazione per maggior aiuto non ritenendo sufficiente la ‘rete’ tesa dai soldati. Per lui Giancarlo e’ ancora in Zamboanga Sibuguey. Atty Abdul Dataya dice di sperare di liberare Giancarlo prima della scadenza del AHJAG (Ad Hoc Joint Action Groups) il 21 giugno. Il Brigadiere Generale Eduardo Gurrea, capo del Joint Coordinating Committee on the Cessation of Hostilities (CCCH) con i ribelli MILF, dice che non ci sono state ancora iniziative da parte dei rapitori. MILF spoksman Eid Kabalu dice che Kiddie è un MNLF (O Ex) e aggiunge che il gruppo dei rapitori vuole solo un riscatto e non uccidere il prete, ma poi dice di non sapere che gruppo sia.
Il 14 Giugno l’ Executive Secretary Eduardo Ermita ammette che il rapimento e’ imbarazzante per il Governo ma che non si possono proteggere tutti gli stranieri. Nelle Filippine ci sono 776 preti e 899 suore di altre nazionalità. In maggioranza italiani. Il generale Dolorfino (a capo del Ad Hoc Joint Action Group) dice che i rapitori vogliono consegnare Giancarlo al Commander Abu Jajurie, un lider degli Abu Sayyaf locali. Abdusalam Akiddin, alias commander Kiddie si fa vivo e nega tutto. Più che vivo risorge perché dice che (i giornali) lo hanno gia’ dato per morto 5 volte.
Il 15 Giugno. I militari dicono di aver identificato, agrandi linee, il luogo dove è tenuto ostaggio il Giancarlo: distretto di Mamagun, vicino a Naga. La notizia sarebbe degli MILF, che dicono pure che è tenuto prigioniero da un gruppo di 15 armati. Il commendante delle 102a Brigata, Col. Magalso dice che hanno scoperto una casa dove è stato tenuto Giancarlo e arrestato il proprietario.
Il 16 giugno l’MILF dice che il rapimento e’ quasi risolto e il Generale Maggiore dei Marines Mohammad Ben Dolorfino, capo del Ad-Hoc Joint Action Group (AHJAG) aggiunge che the il ruolo dell’MILF è cruciale. Eid Kabalu afferma che il rapimento di Bossi non inciderà sui prossimi negoziati di pace che si terranno in Malesia, tra MILF e Governo. Ma poi doccia fredda. Nello stesso giorno la polizia dell’ Autonomous Region in Muslim Mindanao (ARMM) fa circolare la voce di un possibile approdo dei rapitori con il Bossi, nelle coste di Lanao del Sur. Joel Goltiao, capo del ARMM dice che le città di Sultan Gumander, Malabang, Kapatagan e i barangay costieri della nuova provincia di Shariff Kabunsuan sono in red alert, stato di allerta, gia’ da …due giorni.
Il 18 alla radio di Zamboanga il Vescovo Valles si dice preoccupato per l’assenza di informazioni e di notizie sul padre Giancarlo.The Moro Islamic Liberation Front (MILF) ora domanda ai militari di stare lontano dalla zona dove sembra sia tenuto il prete (Lanao) e dove loro hanno basi di militanti. MILF Spokesman Eid Kabalu dice che la presenza massiccia dell’Esercito Filippino può compromettere l’iniziativa dell MILF nel contattare i rapitori. Kabalu rifiuta di dire dove e’ Giancarlo. Comunque se e’ in territorio controllato da loro solo loro possono entrarci e agire. Il generale Benjamin Dolorfino precedentemente aveva detto che due battaglioni, oltre un numero imprecisato di MILF sono vicini ai rapitori definiti “kidnap-for-ransom group” (rapitori per soldi) P. Gianni Battista Sandalo, intervistato dice, che abbiamo bisogno di risposte certe e getta dubbi sul tipo di organizzazione che c’è tra le varie unità di ricerca, chiamata Task Force Bossi. Il generale Nehemias Pajarito, comandante della prima divisione di fanteria in stanza a Zamboanga del Sur, dice che non stanno cercando nel buio e che devono solo stabilire il grado di verità dei rapporti ricevuti. Conferma pure il contatto diretto MILF- rapitori attraverso un “trusted emissary.” Il brigadiere generale Dolorfino intanto ha parlato con Abdul Dataya, la sua controparte MILF nel Ad Hoc Joint Action Group (AHJAG), che ha assicurato che la situazione appare positiva. Relativamente … A quanto pare, invece, il gruppo dei rapitori si sta spostando a piedi a circa 20 chilometri dalla highway (Karomatan) in Lanao. Dolorfino dice che i negoziati sono portati avanti da un certo Mohammad Nasif del Bangsamoro Islamic Armed Forces che è il core group dell MILF- AHJAG. Eid Kabalu, MILF spokesman, conferma che Giancarlo è stato portato ai confini tra Zamboanga del Sur e Lanao, Ha anche detto che i rapitori vogliono Milioni di pesos. Nel frattempo l’MILF Commander Mohammad Nassif trova i due pumpboat usati per il rapimento distrutti deliberatamente dai rapitori. Omar Nasif, che guida l’operazione alla ricerca dei rapitori di Giancarlo si dichiara ottimista e che l’MILF lascera al Philippine Army (Esercito Filippino) la possibilità di portare a termite le operazioni per “humanitarian ground”. Sempre il 18 giugno. Punto di vista (o svista) dei vescovi della Conferenza episcopale Filippina CBCP:
“If the government showed much zeal in finding abducted Italian priest Giancarlo Bossi, it should have no problem finding abducted militants and victims of forced disappearances. The Catholic Bishops Conference of the Philippines (CBCP) stressed this Monday as it appealed for more dedication in finding victims of abduction. “The government should also exert efforts finding those victims of mysterious disappearances,” CBCP president Angel Lagdameo said in a statement on CBCP website.
Il 18 Giugno il panorama cambia di nuovo e si complica. Eid Kabalu dice che il ‘prete’ è tenuto ostaggio in una delle isole tra Zamboanga City e Basilan. Poi dice che sono stati identificati sei sospettati verso i quali la polizia sta compilando madati d’arresto. Non dice però subito chi sono. Poi, invece, l’MILF identifica i sospettati in Mads Zacaria, Amsuludin Akilin, Amim Muslimim, Abubakar Jailani, Abu Musa, e Barahim Pangilan. Police regional intelligence chief Senior Superintendent Angelito Casimiro dice che la lista preparata dall’MILF gli è nuova, ma che Zacaria ha già un caso di rapimento alle spalle. Kabalu poi non esita dire che i rapitori possono andare facilmente da un posto all’altro in pumpboat tra, Zamboanga Sibugey e Basilan, ma per ora non sa dove solo: “we would know what to do and what option to take,”. Dolorfino continua a dire invece che Bossi è tenuto nel barangay Mamagon dove hanno visto una donna (?) portare rifornimenti a 15 rapitori. Dice pure che hanno sventato la consegna dell’ostaggio ad un gruppo di Abu Sayyaf, commander Jajuri, in Titay.
18 Giugno sera, notizia bomba. Dolorfino dice che la liberazione può essere imminente entro le 24 ore. Le truppe hanno circondato la zona. Non conferma che il gruppo e’ guidato oppure no da Waning Abdusalam.
Il 19 giugno. Doccia fredda. “Bossi kidnappers flee security net” or “Slip away”, insomma sono scappati attraverso la rete messa su dalla polizia. Dolorfino però sembra ancora ottimista che la liberazione sarà in 48 ore. Army intelligence officers del Western Mindanao Command sono sicuri che le forze MILF in Zamboanga Sibugay hanno dato le identita’ dei rapitori ai loro superiori del Central Mindanao e dove si trovano, ma “Many of the MILF leaders in the province are related to the kidnappers, according to local officials,” dice uno sconosciuto colonnello dell’Esercito, che non vuole essere identificato. “It is apparent, therefore, that they would not really cooperate in tracking down these people.”. In poche parole MILF ha poche intenzioni di cooperare.
Dolorfino comunque insiste che le operazioni di ‘rescue’ sono vicine. Spokesman Eid Kabalu dice canditamente che il gruppo-Bossi è stato visto “somewhere in the Lanao area: Lanao del Norte and Lanao del Sur, a piacere. Il capo delle Forze Armate, generale Hermogenes Esperon dice però che Bossi può essere liberato martedì (oggi).
il 20 giugno. Problemi interni al MILF rallentano le operazioni. Arriva l’ambasciatore Ruben Anna Fedele a Zamboanga. In giro con scorta visita Suterville e con SWAT a Payao. Si fa intervistare e invita i rapitori ad aprire le trattive, dicendo che è disposto ad ascoltare. I media interpretavano che è disposto a pagare. Fedele aggiunge però che rispetta la policy del governo filippino e non può agire diversamente e seguire la ‘no-ransom policy” Eid Kabalu dice che i rapitori hanno smesso di comunicare. I soldati non lanciano nessuna operazione per paura di ferire Bossi.
Il 21 giugno, le notizie dicono del gruppo Bossi sulle montagne tra Sapad e Nunungan, Lanao del Norte a 1000 metri d’altezza. A complicare le cose il 21 scade l’accordo di collaborazione tra Governo e MILF per il controllo di polizia nei territori dove opera l’MILF. MILF spokesman Eid Kabalu dice che l’MILF non può più collaborare nelle operazioni nell’ Ad Hoc Joint Action Group (AHJAG), ma Mohagher Iqbal, a senior MILF rebel leader, dice che le operazioni vanno avanti in collaborazione con l’esercito filippino. Dopo il rifiuto dell’MILF di padre Mercado come capo negoziatore (perché religioso) il Governo nomina il Prof. Rudy Rodil, del Mindanao State University come head of the negotiating panel tra Governo e Moros in Mindanao, così l’estensione dell’ AHJAG è quasi sicura.
Non è però sicuro dove è il Giancarlo. Varie le ipotesi e tutto torna a square zero. Il 22 giugno il gruppo di rapitore dovrebbe trovarsi ancora in Lanao nel regno di Dimaporo, tra Sapad e Nunungan. Dolorfino comincia a chiedere prove che il rapito sia in buona salute (o ancora vivo). E’ da seguire la strada della negoziazione ma solo dopo prove concrete che l’ostaggio sia vivo. Il generale Batara ice che il 103rd Army Brigade nelle provincie di Lanao e il 102nd Army Brigade in Zamboanga Peninsula ricominciano daccapo alla ricerca di Bossi. Le zone da battere Lanao del Norte e le zone di Naga e Tungawan in Zamboanga Sibugay. Come dire un ago in un pagliaio. Nel frattempo nessun contatto con i rapitori. Silenzio. Sembra dileguarsi nella penombra il generale Dolorfino per dar spazio all’altro generale Eugenio Cedo, capo del Western Mindanao Command. Cedo ordina a due Generali Brigadieri: “Bring Bossi back (Enquirer 23 giugno) to his religious community, the Pontifical Institute for Foreign Missions (PIME). “Make sure no stones are unturned in the search. Scour the areas thoroughly,” Maj. Eugene Batara, Westmincom spokesperson, quota Cedo.
Che sia la volta buona o quella solita? C’e’ da piangere!
Il 23 Giugno. Le notizie diminuiscono. P. Gianni Sandalo ai Militari di Ipil ipotizza qualcosa che vada oltre l’opzione militare e non con la forza. Propone un gruppo di persone di statura morale, conosciute sul posto, che studino nuove vie per entrare in contatto con i rapitori. 12 sono i giorni senza notizie concrete su Giancarlo. L’ambasciatore Fedele si dice preoccupato della salute del Bossi (pigliava pastiglie ogni giorno per la pressione) e anche per il fatto che i rapitori non si sono fatto ancora vivi. Col. Jovencio Magalso, Army’s 102 Bgridade in Ipil riferisce che per l’MILF il gruppo con Bossi è fuggito sulle montagne di Lanao del sur, vicino a Sultan Gumander, area quasi totalmente controllata dall’MILF. Una volta dentro l’area l’esercito può far ben poco. I militari ora sperano in Rep. Abdullah Dimaporo e ‘svelano’ anche che un ‘gruppo’ non ben identificato si sarebbe offerto per facilitare eventuali negoziazioni. Insomma c’è una mancanza di precise informazioni.
E questo è per ora il tutto.