Quest’anno il IV anniversario dell’assassinio di padre Fausto Tentorio si è svolto in tono minore. C’erano dei motivi. Come spesso si nota, molte volte, le celebrazioni di massa sono momenti dove i celebranti mettono in mostra le loro performance alle spese dei celebrati. La celebrazione è stata così divisa in due momenti: il primo più religioso e il secondo lasciato all’iniziativa della associazioni che fanno riferimento a padre Fausto. Al mattino una processione, partita dalla chiesa, per le vie di Greenfields (passando davanti ai luoghi più rilevanti, mercato, municipio, polizia e scuola) e conclusa con la santa messa celebrata dall’amministratore della Diocesi (non abbiamo ancora il vescovo) padre Lito Garcia. Al pomeriggio, nel centro del paese, una manifestazione e raduno pubblico di contadini, tribali e studenti.
Durante la processione si è accompagnato il grande volto di Fausto scolpito legno (prodotto artistico di uno scultore giapponese) con la recita del rosario e manifesti con frasi tratte dalla Bibbia e dal Vangelo. Nella messa, sia nella predica che durante l’offerta simbolica, si è ricordato il rigore morale di Fausto, la sua lotta per la libertà e per le popolazioni indigene, il suo dovere alla tolleranza con gli avversari, il rifiuto di ridurre tutto a una lotta tra bene e male e, infine, il prendersi cura della nicchia ecologica forestale in Arakan (alcune di queste scelte di Fausto erano già state fatte presenti dal Card. Orlando Quevedo durante il suo incontro con i rappresentanti di varie diocesi il 13 ottobre a Davao City).
Nel primo pomeriggio, in un luogo pubblico, nel raduno delle associazioni storicamente legate a padre Fausto Tentorio, più comunemente conosciuto come “Father Pops”, è stato espresso il disgusto di fronte all’ apatia con cui viene gestita la giustizia. Nel Febbraio 2014, era stato approvato un Executive Order no.35, che sostanzialmente creava l’istituzione di una Forza Speciale Investigativa per Casi non risolti (SITU). Tuttavia questa, durante i regolari 30 e costosi giorni concessi per indagare sull’uccisione di padre Fausto Tentorio, non ha prodotto nessun sostanziale risultato. Il tutto rimane sospeso e i presunti colpevoli, membri del gruppo armato Bagani, rimangono in libertà, protetti da forze politiche e militari della zona. Questo, inoltre, mette in serio pericolo l’incolumità di coloro che hanno testimoniato riconoscendo in alcuni soldati regolari e nella banda di briganti Bagani gli esecutori materiali del delitto. L’opinione dei partecipanti è che chi è chiamato ufficialmente a indagare e poi giudicare non deve essere soltanto autonomo e indipendente, ma autonomo, indipendente ed capace di arrivare a conclusioni serie. Questo ancor oggi noi aspettiamo!
Soprattutto importante è stato il commosso ricordo della Popolazione Indigena (TF) di Arakan, i Manobo. Per loro Fausto ha predicato con il suo esempio, un ideale di adattamento in grado di confrontarsi con le varie potestà senza complessi d’inferiorità. Durante l’assemblea della TIKULPA (15 e 16 ottobre, tra cui erano presenti anche gli evacuati di White Kulaman), diversi hanno ricordato padre Fausto come maestro (Lui ci ha insegnato!) e come costruttore (Lui ci ha dato i mezzi per costruire!). Hanno rammentato quanto fu difficile, all’inizio mettere in atto le idee di Pops, sia per la resistenza da parte delle autorità civili e militar che consideravano il programma per le popolazioni indigene dell’Arakan sovversivo, sia per la mancanza di rispetto delle tradizioni tribali da parte dei grandi proprietari terrieri.
Infine, il programma messo in piedi da padre Fausto poté all’epoca apparire con i piedi per aria e persino ambizioso. Ma era un giudizio avaro, frutto della convinzione, e ancora oggi senso comune, che i soli motori della storia siano solo i potenti e le grandi istituzioni e che al di fuori di questi si possa, al più, fare spicciola testimonianza. Il tempo si è rivelato giudice. Almeno in Arakan i programmi iniziati da Fausto per i TF, sul modello delle GKK, piccole comunità di base, sono stati fondamentali nel varare iniziative innovatrici. Programmi che, se fossero stati lasciati alla gestione esclusiva delle autorevoli autorità, ben presto avrebbero messo sotto sopra e poi abbandonato a se stesso il territorio. Appunto, due cose importanti che ritroviamo ricordando Fausto: la superiorità del modello delle comunità di base su quello per tradizione politico, e la critica all’insostenibilità di certi metodi d’uso della spesa pubblica indirizzate prevalentemente alla tutela del consenso politico di pochi.
Nello stesso giorno a Kidapawan, in mattinata, si è celebrata la messa di fronte alle tombe di padre Fausto e padre Tullio, a cui hanno partecipato centinaia di persone.
Il 17 ottobre si è poi concluso in Arakan passeggiando attorno al luogo dove Fausto è stato ucciso. Su un piccolo altare sono stati posti candele e fiori, sopra in alto una sua foto. Oggetti posti nel tempo atmosferico. Un giorno, come tutte le cose, si consumeranno, ma il luogo dove si è consumato un martirio non cambierà mai.