Antonio Tagle, Vescovo di Imus – Cavite
II Progetto Pastorale della Chiesa nelle Filippine puo’ essere studiato su due livelli: quello ufflciale, ossia quello proposto dalla Conferenza Episcopale, e quello pratico, cioe suggerito dai segni dei tempi. Molti elementi del secondo progetto non appaiono nel primo.
1. Il progetto ufficiale
Si ricava dai documentl della Conferenza Episcopale (CBCP) e dal Consiglio Plenario delle Filippine (PCP II). La parola chlave e’ rinnovamento della Chlesa dall’interno. Questo rinnovamento interno dovrebbe portare al rlnnovamento della societa’ fllippina. La Chiesa si deve rinnovare nella sua identlta’ ridiventando una “comunita’ dei discepoli di Gesu”, ossia una “chiesa dei poveri”. Il rinnovamento dell’identita’ porta necessariamente a rlnnovare la misslone, cioe’ ad una nuova evangelizzazione integrale. Evangelizzazione e’ portare la buona novella a tutti i livelll. Nella societa’ filippina ci sono luci ed ombre. La chiesa che si rinnova non lo fa per proprio tornaconto, ma per diventare chiesa-serva, con una prospettlva veramente missionaria. Dieci anni dopo il Consiglio Plenario si e’ tenuta una consulta pastorale nazionale sul rinnovamento della Chiesa filippina. Cosa e’ cambiato? Ci si e’ domandato. La societa’ filippina non e’ cambiata molto. Dopo Edsa-2 la situazione e’ perfino peggiorata.
Quello e’ stato un convegno che ci ha necessariamente umlliato. Da quell’occasione in poi sono piovuti i mea culpa perche’ la Chiesa non aveva raggiunto il rinnovamento auspicato. Abbiamo ammesso che molti mali delle Filippine hanno continuato non solo per colpa del malgoverno, ma anche della Chiesa. I vescovi e i sacerdoti presenti hanno rlbadito la validita’ del Consiglio Plenarlo e hanno sottolineato alcune priorita’.
1. FORMAZIONE AD UNA FEDE INTEGRALE. Abbiamo bisogno di cucIre la dicotomia tra fede e vita, come lamenta la Evangelii Nuntiandi. La grande crisi del nostro tempo e’ la separazione tra la cultura e il Vangelo. Dobbiamo formare le nostre comunnita’ a integrare fede e vita.
2.FORMAZIONE AD UNA COMUNITA’/ COINVOlTA dove i fedeli la finiscono di fare solo gli spettatorl.
3. FORMAZIONE DEI LAICI al loro compito di trasformare la societa’ con il loro carisma laicale (Apostolicam Auctositatem).
4. ATTENZIONE ALLA FAMIGLIA. Molti Filippini vanno a lavorare all’ estero. Solo a Roma ci sono piu’ di trecentomila emigrati; come pure in Germania, in Francia, in Spagna, in America… Nella mia diocesi di Imus, una ricerca fatta nel 1999 ha trovato che siamo la quinta diocesi che fornisce il piu’ grande numero di emigranti e, per conseguenza, il piu’ grande numero di genitori soli. I giovani che crescono senza genitori si lasciano ‘educare’ solo da modelli televisivi o di palcoscenico. Ci si accorge di questa formazione anche nei seminari.
5. LA GIOVENTU’. Non dobbiamo guardare ai giovani come a un problema. Guardiamo piuttosto alle loro possibilita’ di essere loro stessi evangelizzatori nella chiesa, perche’ hanno una infinita’ di risorse e il miracolo di essere giovani. Non abbiamo ancora usato a dovere le energie che i giovani possiedono. Dobbiamo accoglierli come co-evangelizzatori pur riconoscendo i loro limiti; non per niente sono essi le prime vittime della societa’.
6. IL CLERO. Prima della fine del convegno, molti tra i laici ci obiettarono: “Perche’ sono solo queste le priorita’ pastorali? Non sapete che la chiesa non si rinnova soprattutto perche’ i preti non si rinnovano? I sacerdoti -si e’ detto –sono il maggior ostacolo al rinnovamento e noi non voteremo le priorita’ se non viene inclusa quella della formazione permanente e rinnovamento del clero”.
E il lamento si rivelo’ profetico. Pensiamo agli scandali che sono stati rivelati e si vede che questa priorita’ e’ da prendersi suI serio. Finora nelle Filippine sono stati denunciati alcuni scandali commessi anche da religiosi.
7. PROTEGGERE L’INTEGRITA’ DEL CREATO. Nelle Filippine noi sperimentiamo un terrribile abuso della natura. In Kawit, un comune della mia diocesi, ci sono dei barangay (villaggi) che sono perpetuamente allagati, anche nella stagione secca.
8. DIALOGO specialmente con il fronte di liberazione islamico (MILF), Abu Sayaff. I1 dialogo ecumenico deve essere una priorita’ dei vescovi. Cosi’ come la ‘missio ad gentes’. Molti papi ci hanno ripetuto che la chiesa cattolica nelle Filippine ha una missione in Asia e i cattolici filippini devono assumersi seriamente le loro responsabilita’ missionarie. Tutti i lavoratori d’oltremare possono dlventare missionari nel loro posto d’impiego.
Ma non tutti hanno capito questa implicanza del rinnovamento. Quali sono allora i possibili contributi dei missionari italiani nelle Filippine al rinnovamento?
a) Vi chiediamo anzitutto di farci capire piu chiaramente cosa si intende per rinnovamento. Spesso noi non capiamo il rinnovamento perche’ pensiamo che sia tale anche se limitato a qualche riforma.
b) Nella formazione dei vostri candidati bisognerebbe che li formaste a divenire agenti di rinnovamento. Non basta riconoscere e coltivare le nostre qualita’ secondo l’eneagramma, ma bisogna diventare capaci di pilotare il cambiamento permanente e di farsi missionari del rinnovamento. Noi speriamo di vedere comunita’ che testimoniano una umanita’ rinnovata nell’amore, nell’amicizia, nel servizio. Chi vi fa visita possa capire di trovarsi nel nuovo cielo e nella nuova terra cui tutti aspiriamo. Comunita’ missionarie nelle Filippine possono contribuire a far sperimentare una umanita’ rinnovata dal Vangelo, cioe’ una comunita’ sprizzante zelo, gioia, fervore, altruismo e amore.
2. Una pastorale in risposta ai segni dei tempi
Parliamo del ciclone della globalizzazione che ha investito anche le Filippine. Un professore d’universita’ ha detto che la globalizzazione degli ultimi vent’anni ha cambiato la nazione molto piu della colonizzazione spagnola o del1a occupazione Americana. La societa’ filippina sta cambiando aspetto di giorno in giorno. La globalizzazione, per se’, non e’ cattiva nel1a sua definizione come “un mondo senza barriere” Noi cattolici la avevamo gia’ definita “cattolicita” ancor prima di questo fenomeno. Il problema e’ che la definizione si e’ dimostrata falsa. E’ vero che non ci sono piu barriere tra i magnati, come Bill Gates e Mc Donald, ma per i poveri fruttivendoli questo non e’ vero. Ecco alcuni aspetti della globalizzazione che la rendono dannosa:
a) Globalizzazione elitaria. Recenti documenti dicono che effettivamente la globalizzazione e’ elitaria. Non e’ una globalizzazione dove ognuno ha il diritto di essere ascoltato. E’ una globalizzazione controllata da pochi e potenti, capaci di cambiare il mondo. Il Papa ha continuato a raccomandare: globalizzazione si’ ma senza marginalizzazione. Perche’ i piu’ sono effettivamente emarginati da questa globalizzazione. Nella mia diocesi di Cavite la globalizzazione sta operando effetti drammatici. La globalizzazione e’ crudele, competitiva e ingorda. Noi lo vediamo ogni giorno: la globalizzazione di elite dimentica il proprio prossimo, perche’ ricordarsi di lui e’ distruggere la competitivita’. Nuove strade sono state fatte, ma la gente viene dimenticata (nel 1998 il salario di Bill Gates e dei suoi primi collaboraton era l’equivalente delle entrate dl quarantatre paesi del mondo! Questo e’ testimoniato dall’ufficiio del1e Nazioni Unite per lo sviluppo umano, ed e’ scandaloso.
In Cavite i deboli diventano sempre piu’ deboli. La globalizzazione –e’ vero -ha alimentato la disoccupazione. In Cavite si trovano le piu grandi industrie di trasformazione di tutta l’isola di Luzon. Insomma non possiamo negare la realta’ di industrie e di lavoratori: ne abbiamo in abbondanza, il meglio di Luzon. Ma e’ deludente il fatto che non si vede alcun piano a lungo termine per lo sviluppo della popolazione. Molti lavoratori sono solo provvisori e molti restano temporanei anche dopo sei -sette anni di impiego. So di una donna che, letteralmente viene assunta e dimessa ogni giomo. E guai a chi reclama! La compagnia minaccia di trasfersi altrove se solo osano far sentire i propri diritti. E’ una situazione difficile. Ho cercato di trattare con Giapponesi, Tedeschi e altri presidenti di compagnie multinazionali in nome dei lavoratori, e alla fine mi sono sentito incapace, come se nessuno avesse interesse ad ascoltarti.
Un caso successo ultimamente: ventotto lavoratori sono stati accusati di rubare e sono stati arrestati. Il mandato di comparire e’ arrivato quando gia stavano in prigione, ma il giudice annullo’ il caso per mancanza di evidenza. Il padrone dello stabilimento rispose che era loro prerogativa licenziare gli operai e la cosa non dipendeva dal giudizio del giudice, e gli operai furono licenziati. Queste compagnie trasnazionali credono di essere superiori alla legge. Per noi in Cavite questa e’ una storia quotidiana, gli agricoltori perdono la terra, che viene data per campi di golf a ricchi turisti. L’ambiente e’ in continuo degrado. L’acqua del lago di Tagaytay, viene convogliata a irrorare i prati e le ville montane del signori; c’e acqua per mantenere verdi i giardini e manca I’acqua potabile per gli abitanti. Da quando i prati sono piu importanti degli
uomini?.
b) Erosione culturale. Sotto la veloce valanga dei mezzi di comunicazione, i valori tradizionali vanno scomparendo. Guardate ai giovani: sembra che tutto cio’ che vieme importato dall’America sia migliore dei nostri prodotti. La gente e’ demoralizzata. Un piano pastorale per le Filippine non puo’ non tener conto degli effetti della globalizzazione elitaria. Anche nella formazione alla vita religiosa, cercate di studiare gli effetti della globalizzazione sulla mentalita’ e i gusti dei vostri formandi. L’effetto piu’ dannoso e lo sconvolgimento della priorita’, Per esempio nel campo del lavoro, secondo la chiesa, il lavoro e’ piu’ importante del capitale, e l’uomo piu’ del denaro, e i valori piu’ dei programmi. Forse i missionari italiani possono aiutarci, come gia’ fanno, per esempio alcune NGO tedesche al nostro fianco. Quando noi denunciamo una compagnia tedesca che non rispetta i lavoratori, la notizia e’ riportata in Germania; i giornali ne parlano e la gente protesta. Spesse volte l’eco arriva anche qui e le cose cambiano.
c) Mancanza di fiducia nelle istituzioni. I sospetti contro l’autorita’ crescono, e specialmente nelle Filippine, dove le promesse non sono state mantenute sia dal govemo che dagli organi politici, finanziari e ora anche religiosi. L’esempio piu’ chiaro e’ quello della protesta cosiddetta Edsa-III, dove la classe dei poveri e’ sembrata scegliere il corrotto presidente Estrada invece della Chiesa. La Chiesa e’ rimasta ferita. L’ultima elezione ha avuto pochissima affluenza tra i giovani: e’ chiaro che anch’essi snobbano le istituzioni, non esclusa la chiesa, cui mancano ormai di rispetto, Un giorno un gruppo di giovani chiesero il cambiamento del loro cappellano perche’ si mostrava troppo vicino a loro e non trovavano piu nessuna alterita’. Il messaggio che questo episodio contiene e’: fino a che punto avete banalizzato il messaggio evangelico? Non vogliono un Vangelo addomesticato. Vogliono si’ ministri al loro livello, ma allo stesso tempo che la radicalita’ del regno di Dio, la purezza e la credibilita del Vangelo siano evidenti nel1a nostra vita. Questo fara’ riguadagnare credibilita’. Questa e’ una cosa che dobbiamo fare anche di fronte agli odierni scandali sui preti. Anche nelle Filippine abbiamo molti di questi casi, anche se non ancora portati in pubblico. E questa piaga contribuisce alla perdita della fiducia nella chiesa istituzionale. Per favore, aiutate la gente delle Filippine a riprendere fiducia e affetto alla Chiesa.
d) Divisioni di ogni sorta.
Il mondo si atomizza in una molteplicita’ di divisioni regionali e politiche, etniche, linguistiche, culturali, religiose. Anche la divisione economica peggiora. E tutto a causa del1a globalizzazione. Le diverse etnie entrano in processi di “purificazione”. Vedi per esempio la Iugoslavia di ieri, Israele e Palestina, India e Pakistan, Tibet, Nepal, Corea del Nord e del Sud, Cina e Taiwan. Mentre si chiacchera di globalizzazione, il mondo si divide in un arcipelago di isole senza vie di comunicazione. I mezzi di comunicazione diventano veloci, ma -come diceva un teologo tedesco – la tempestiva informazione non significa necessariamente comunicazione. Non crea comunione di vita o di pensiero. L’intolleranza dilaga, e l’altro e’ sempre il colpevole di qualsiasi problema, grazie alla globalizzazione sbagliata. Nel1a nostra diocesi ci sono molti che immigrano per lavoro, ma non sono sempre ben accetti dai Cavitegni. La chiesa nel1e Filippine dovrebbe impegnarsi a costruire ponti di comunione. Nel vostro caso mostrateci che siete cpaci di unire culture differenti, linguaggi diversi, nazionalita’, temperamenti opposti all’intemo del1e vostre comunita’. Mostrate alle Filippine il segreto della comunione e della interculturalita’.
3. Una Chiesa dei Poveri, una Chiesa di speranza
La rivolta dei poveri alla “Edsa-tre”. ci ha insegnato che nonostante molte lettere pastorali. omelie. progetti per i poveri …i poveri sono ancora molto lontani da noi. Non si sentono a casa loro nella chiesa. La mentalita’ dominante nella chiesa non e’ la loro; si sentono estranei. Eppure la chiesa nelle Filippine la sa’ lunga riguardo all’inserimento di missionari europei o americani nel tessuto vitale del nostro popolo, entrandoci in voluta poverta. Spero che le cose non cambino ora. Se i poveri sentono che noi possiamo parlare il loro linguaggio, che possiamo sognare i loro sogni, cantare i loro canti, mangiare il loro cibo e piangere con le loro lacrime, credo che solo allora la chiesa dei poveri, proclamata nel Consiglio Plenario. diventera una realta. Un fatto che ha cambiato il mio rapporto con gli operai e’ stato il modo della mia presenza tra loro. nelle case. a bere il loro caffe. Questo diventa un invito per tutti noi a costruire veramente la
chiesa dei poveri al livello dei poveri.
4. E veniamo ora alla chiesa di speranza. Il mondo della globalizzazione e’ costruito sulla velocita’. Ed e’ questa cultura dell’istante che produce un diffuso scoraggiamento, precisamente perche’ la vita non cammina allo stesso ritmo. Il cambio di mentalita’, cuore, strutture non puo’ essere operato al pulsante come cambiare un canale TV. Nell’affrontare la vita coi paradigmi istantanei della globalizzazione ci si trova scoraggiati, frustrati, disperati, confusi e incapaci. Tutto corre veloce, eccetto l’aiuto che la gente necessita. Tutto va veloce, ma il sistema governativo non si muove. Di qui la crescita della violenza, le maternita’ precoci, l’evasione nel divertimento, le droghe, i vizi. Ormai siamo al limite e lo si fa solo per cercare di sostituire la mancanzia di ideali validi. In questa situazione. come possiamo camminare con il nostro popolo? Siamo noi in grado di seminare speranza nella convinzione che anche Dio va adagio? Soltanto Bill Gates ha sempre fretta. Convinciamo la nostra gente che la gioia vera si trova nel crescere adagio; che ogni progresso, sia pure dello spessore di un capello, conta. Dio pure sa aspettare che tutto diventi perfetto a suo tmpo. Nel lavoro di formazione e nei ministeri. siamo forse anche noi contagiati dalla fretta della globalizzazione? Ci aspettiamo, per esempio. che i candidati alla fine del noviziato siano tutti canonizzabili ? Arriviamo in un posto e dopo una settimana vorremmo che gia un/a giovane bussasse alla nostra porta e chiedesse di entrare nella nostra Congregazione ? Malati di globalizzazione, se dopo sette anni non abbiamo ancora “prodotto un/a novizio/a”, andiamo nella disperazione. E cosa si fa? Come le industrie: si chiude e si trasloca. Ma chiediamoci: su quale ritmo ci moviamo? Sui paradigma della globalizzazione o sui tempi favorevoli di Dio, sul suo kairos? E’ bene ricordarcelo; e’ giusto ricordarlo a chi aspira a continuare la nostra vita: andiamo adagio! Dio non si stanca di aspettare. Ecco un professo perpetuo, un vescovo: anche per loro Dio e’ sempre
in attesa di conversione. E questa attesa di Dio fonda la nostra speranza. Siamo nient’altro che polvere, percio’, per favore calma, speranza e compassione. So che gli Italiani hanno sempre fretta, e questo potrebbe procurare loro qualche disappunto. Percio vi suggerisco, come dite voi, di andare “piano, piano” , aspettando il kairos di Dio. Lo stesso vale anche per me, perche’ anch’io sto sempre di corsa. Fermatevi, chiaccherate con la gente, perdete tempo. Questo ricordera’ loro che la vita e’ bella, che Dio c’e’, che Dio non ha fretta.
Grazie dal profondo de mio cuore. Siete gente meravigliosa, siete magnifici missionari. Speriamo che la chiesa nelle Filippine continui a raccogliere i frutti del1e fatiche e del1e benedizioni che la grande chiesa italiana ha seminato in tutto il mondo. Tante grazie!
(Conferenza tenuta in Tagaytay City in occasione del meeting orgnizzato dalla CEI Per I misisonari italiani operante nelle Filippine – Settembre 8 – 11, 2002