Cari Confratelli:
La Pace e la Benedizione di Dio sia con voi!
All’inizio di un nuovo anno più viva si fa la speranza che i rapporti tra gli uomini siano sempre più ispirati all’ideale di una fraternità veramente universale. Senza la condivisione di questo ideale, la pace non potrà essere assicurata in modo stabile. Nonostante la violenza che ci circonda molti segnali inducono a pensare che questa convinzione stia emergendo con maggior forza nella coscienza dell’umanità. Il valore della fraternità è proclamato dalle grandi ” carte ” dei diritti umani; è manifestato plasticamente da grandi istituzioni internazionali, è esigito, come mai prima d’ora, dal processo di globalizzazione che unisce in modo crescente i destini dell’economia, della cultura e della società.
Al tempo stesso, però, non ci si può nascondere che le luci appena evocate sono offuscate da vaste e dense ombre. L’umanità comincia questo nuovo tratto della sua storia con ferite aperte, è provata da conflitti aspri e sanguinosi, conosce la fatica di una più difficile solidarietà nei rapporti tra uomini di differenti culture e civiltà, ormai sempre più vicine e inter-agenti sugli stessi territori. Tutti sanno quanto sia difficile comporre le ragioni dei contendenti, quando gli animi sono accesi ed esasperati a causa di odi antichi , di incomprensioni e di gravi problemi che faticano a trovare soluzione. Nonostante tutto si guarda in avanti e si cammina con la speranza e con la consapevolezza che il cuore nuovo offerto da Dio in Gesu di Nazareth, il Risrto, da’ il senso a cio’ che si e’ e alle cose da fare.. E’ con questo stato d’animo che iniziamo il nuovo anno. Se guardiamo a quanto ci sta intorno dobbiamo con coraggio gridare che non bisogna arrendersi alla logica stringente della rassegnazione e del quietismo. Non vogliamo lasciarci sopraffare dal ‘comune modo di pensare’. Vogliamo essere profezia di novita’, profezia , voglia di vita, entusiasmo per il dono che si e’. Ancora una volta proclamiano e vogliamo testimoniare che la ‘morte’ non e’ l’ultima parola per l’umanita’. Quell’umanita’, concreta che ha bisogno di essere ascoltata, accolta, amata che vive accanto a noi e con la quale siamo immersi, che vive la fatica del quotidiano ma che e’ aperta alla gioia del futuro.
Come comunita’ PIME continuiamo il nostro cammino di amicizia. Siamo chiamati ancora una volta, con l’anno che ci sta di fronte, a riscoprire e rinnovare i nostri impegni di fedelta’ a noi stessi, alla gente che ci sta accanto, al Dio fedele che si rivela nella storia . Come elementi guida possiamo prendere per quest’anno due punti di riferimento. Il primo e’ il decimo anniversario dell’uccisione del nostro confratello e amico, padre Salvatore. La sua uccisione non e’ stato momento di sconforto e scoraggiamento, ma motivo di andare avanti con coraggio , di guardare al suo messaggio e alla sua testimonianza come il dono di Dio alla vita. Il secondo elemento viene dato dall’ordinazione dei primi diaconi provenienti dal Seminario di Tagaytay. Anche questo evento diventa stimolo per la nostra vita. Ci si accorge che non siamo da soli. Vediamo il nostro lavoro ed il nostro impegno come il seme che porta frutto. Vediamo la mano di Dio operare nella storia nonostante la conflittualita’ del presente.
Tra pochi giorni ci ritroveremo insieme per l’annuale Assemblea Regionale. Saranno giorni di lavoro e giorni di grazia. Siamo chiamati durante quei giorni a verificare le scelte fatte e a progettare. Saranno soprattutto giorni di grazia, perche’ il nostro stare insieme riflette il dono dell’amicizia di Dio che diventa amicizia tra noi. Quell’amicizia che ci porta accoglierci l’un l’altro con un sorriso positivo e che ci impegna a lavorare insieme per il Regno. Siamo consapevoli allora delle fatiche che ci aspettano, siamo pero’ altrettanto convinti e consapevoli che non siamo da soli, perche’ insieme vogliamo essere comunita’ di apostoli.
Con amicizia,