Giuseppe Carrara
Qualche mese fa dovevo andare a celebrare la festa patronale in una piccola comunita’ posta tra le colline della nostra missione. Io c’ero gia’ stato an paio di volte, ma durante la stagione secca, per cui avevo seguito la strada principale. Quella volta, invece, pioveva. per cui la strada principale non era percorribile con la moto. Farla a piedi era sconsigliabile a causa della distanza. Per cui chiesi se ci fosse una scorciatoia. Padre Giorgio mi disse di si’ e, avendola gia’ percorsa. me ]a spiego’. Cosi’ parti’ alla volta di Little Baguio (Piccolo temporale … tutto un programma!).
Premessa: io sono sempre stato un disastro in materia di strade e senso dell’orientamento. Ma sentendo p. Giorgio la cosa mi sembrava abbastanza semplice (della serie: arrivi in quel tal posto, lasci la moto, vai dietro la scuola, trovi un sentiero, lo segui e in un’oretta sei arrivato: semplice, no?!), per cui sono partito fiducioso.
Arrivato in quel tal posto, individuata la scuola suddetta, per scrupolo ho chiesto dov’cra il suddetto sentiero. La ragazza interpellata, prima ancora di rispondere alla mia domanda, mi chiese chi sarebbe venuto con me. Abituato a ‘sta domanda (i Filippini si stupiscono sempre che uno vada in giro da solo), tra il serio e il faceto. come sono solito fare, risposi che il mio Angelo Custode sarebbe venuto con me, per cui non c’cra da preoccuparsi.
Assicurato sul sentiero da seguire, attraversai la scuola e cominciai a scendere una valletta per poi salire dall’altra parte. Intanto pioveva! Ogni tanto mi ritrovavo a dei bivii, ma, seguendo quello che mi sembrava buonsenso, continuavo buttandomi su quello piu’ largo (il modo di p. Giorgio di spiegare la strada mi avcva infatti convinto che in ogni caso si dovesse seguire la strada principale). Intanto il fango si stava facendo piu’ scivoloso.
Cosi’ facendo arrivai in cima a una collina. Li’ il sentiero si faceva meno chiaro come se da molto non fosse stato percorso. Piu’ avanti vidi una casa. Mi proposi di informarmi sulla strada per Little Baguio che, a quel punto, mi sembrava vicinissimo. Arrivato alla casa, mi accorsi che era diroccata c che non c’era nemmeno un cane. Mi guardai intorno. Vedendo un’altra collina, mi convinsi che la mi meta fosse al di la’ di essa. Chissa’ poi perchc?! Mi diressi percio’ da quella parte. La convinzione (probabilmente. sarebbe meglio dire la speranza) della scelta giusta mi impedi’ di notare che ormai avevo lasciato il sentiero e mi stavo muovendo in mezzo a erba alta e sassi. Non ricordo quante volte caddi inciampando nelle pietre nascoste nell’erba folta. Anche il poncho, che avrebbe dovuto proteggermi dalla pioggia, era diventato un ostacolo perche’ si impigliava nella vegetazione. Per cui me lo tolsi assicurandomi di coprire lo zaino per bene. Una volta arrivato a destinazione mi sarei cambiato con il cambio portato. E cosi’ anche la giacca, bagnandosi , si fece piu’ pesante. E intanto. continuavo a cadere e a faticare sempre piu’ ad andare avanti perche’ il percorso si faceva sempre piu’ intricato.
Cominciai a pregare il mio Angelo Custode. I1 primo effetto fu di rendermi conto che non vedevo piu’ ne’ case ne’ sentieri ne’ campi coltivati ne’ alberi ne’ colline ne’ valli: solo erba alta.. “Nel mezzo del cammin di nostra vita. . .” direbbe qualcuno (guarda caso anch’io avevo 35 anni … ). Purtroppo. non ci fu nessuna Beatrice a soccorrermi!
Vi confesso che cominciai a preoccuparmi. Ma la testa dura del bergamasco e del missionario non voleva ammettere la cavolata fatta. Cosi’ andai avanti, sempre sperando di sbucare in cima alla collina e di vedere stendersi dalla parte opposta 1’agognata meta. Nessun cambiamento. Cominciai a pensare di dover passare la notte lassu’. Avrei potuto farcela anche se, ovviamente, non sarebbe stato il massimo della comodita’. P er non dire della gente che mi aspettava per la Messa!
L’ennesima caduta mi convinse a considerare 1’opportunita’ di tornare sui miei passi. A questo punto il problema era: come faccio a tornare indietro che non c’e’ nessuno sentiero, nessun riferimento ma solo erba alta c sassi? Chi 1’avrebbe mai detto? Proprio cio’ che fino a quel punto area dato piu’ fastidio (la pioggia e le cadute) risulto’ essere 1’aiuto principale. Infatti. cadendo, in alcuni punti avevo schiacciato di piu’ 1’erba, che. bagnata, era rimasta piu’ o meno appiccicata al suolo. Stanco, desolato. umiliato ripresi il cammino sotto 1’acqua, continuando a cadere. Non immaginate il sollievo quando sbucai fuori da qucll’erba e rividi un campo da poco arato (cioe’ il segno di una presenza umana).
Seguendo il bordo del campo trovai un sentiero seguendo il quale arrivai a una casa. Chiesi la strada per la comunita’ dove ero diretto. “E’ vicino.” mi dissero. Sperai che non si trattasse del solito modo di dire. Macche’! Era il solito modo di dire! Vagai ancora per pareechio. ma senza piu’ lasciare il sentiero. Sbagliai ancora strada, ma a forza di chiedere e di tornare sui miei passi, arrivai a Little Baguio: stanco morto, fradicio, infangato, ma contento di vedere dei volti familiari che mi stavano aspettando. Grazie a Dio, ero partito molto presto, per cui il mio ritardo risulto’ abbastanza relativo. Nessuno si era preoccupato. Solo si sorpresero nel vcdermi arrivare dalla parte sbagliata. Ancora adesso non ho capito che giro feci quella volta.
Perche’ vi ho raccontato tutto questo? Non per commuovervi o per apparire un eroe (tra 1’altro, piu’ che da eroi e’ da stupidi fare una fine del genere) e nemmeno per mettervi in guardia dal chiedere informazioni stradali a p. Giorgio, ma per introdurre una riflessione.
In effetti, pensando a questa piccola esperienza, mi e’ venuto alla mente il cammino del cristiano. Questi e’ un uomo in cammino verso una meta. Ma e’ un uomo che non conosce la strada. Ha nel cuore il desiderio della meta, ma, non essendoci mai stato, non sa la strada. Per questo i1 Signore si e’ fatto uomo per richiamare il desiderio e per indicare la via. Lui e’ la via. Lui e’ il sentiero da seguire. Ma, purtroppo, ci sono altri sentieri che possano ingannare 1’uomo e condurlo lontano dalla meta … come e’ capitato a me sulle colline di Arakan.
Per questo motivo i1 Signore ci ha messo a fianco una Compagnia che da 2000 anni segue il sentiero giusto in mezzo a tanti sentieri sbagliati. Come questa Compagnia possa non fallire il cammino e’ un mistero. Eppure, nella fede, sappiamo che da Pietro in poi abbiamo una certezza che Cristo stesso ci ha lasciato. I1 compito del cristiano allora e’ seguire questa Compagnia che conosce il cammino . Cosi’ feci io quando chiesi a p. Giorgio la strada. Sapendo di non sapere mi rivolsi a chi, piu’ grande e piu’ esperto, sapeva la strada.
Ma questo seguire non e’ cosa che si fa una volta per sempre. E’ una cosa che si deve rinnovare continuamente. Non come feci io che, dopo aver chiesto e dopo aver intrapreso il sentiero giusto andai avanti seguendo i1 mio pensiero. Questa e’ la tentazione del cristiano: dopo un’iniziale sequela, credere di essere gia’ esperti e di poter andare avanti per conto proprio. Cosi’ non si chiede e non ci si confronta piu’. Si segue una propria opinione o idea e non ci si accorge nemmeno di aver gia’ lasciato la via e di essersi persi nella selva.
Anche quando si continua a cadere, a ferirsi e a non vedere piu’ niente che ci richiama la meta, si va avanti testardi, fidandosi del proprio istinto e delle proprie capacita’: ‘Prima o poi” ci si dice “sbuchero'” in cima alla collina c vedro’ la mneta. In fin dei conti, il sentiero iniziale intrapreso era quello giusto! Male che vada dovro’ passare una notte all’aperto!” Misera illusione! Si fatica sempre piu’. Ci si indebolisce sempre piu’. Ma si ha paura anche solo a pensare di dover tornare indietro: “Come potro’ ritrovare il sentiero? E poi che fatica con ‘sta pioggia!” In realta’ e’ solo 1’orgoglio che non vuolc riconoscere lo sbaglio e pretende di potersela cavare ancora da solo. Non si vogliono lasciare le nuove abitudini, i nuovi amici. Tornare ai vecchi sarebbe un’umiliazione eccessiva, per non dire della fatica.
Ma il Signore non abbandona. Non appena uno spiraglio si apre nel cuore di suo figlio lo soccorre. Basta che si chieda aiuto e si abbia il coraggio di voltarsi indietro e considerare 1’ipotesi di tornare sui propri passi ed ecco la sorpresa: cio’ per cui ci si lamentava di piu’ (la pioggia. le cadute … i fallimenti affettivi, economici, le malattie, quei rompiscatole che continuamente ci dicono cosa dobbiamo fare,. . . insomma le croci) sono i paletti o le tracce che ci guidano di nuovo al sentiero giusto. Ma anche qui ci vuole uno strappo: un gesto di coraggio e un gesto di umilta’, cioe’ un gesto di liberta’: rimettersi in discussione.
Cosi’ si ritrova il sentiero, si ritrova la Compagnia. Cio’ non significa che si sia gia’ arrivati, anzi si e’ ancora lontani nonostante ci dicano che la meta e’ vicina. Ma e’ anche vicina perche’ in fin dei conti, la Meta e la Via sono una cosa sola: Gesu’. L’importante e’ che non si lasci il sentiero e, quando capita di prenderne uno sbagliato, appena ci si accorge dell’errore, si abbia 1’umilta’ di chiedere aiuto alla Compagnia e di seguirne le indicazioni.
Vi confesso che la tristezza piu’ grande per me non e’ data dalla miseria materiale o dalle ingiustizic sociali che vedo attorno a me, bensi’ il vedere tanti che si professano cristiani. cioe’ seguaci di Cristo. che non seguono altri se non se stessi, e ci sono anche molti leaders c preti. Seguire non vuol dire che non si sbaglia mai. Tutti noi sbagliamo. Tutti noi, qualche volta, usciamo dal sentiero,. per distrazione. per debolezza, ece.. I1 problema non e’ questo. I1 problema e’ non riconoscere questa distrazione, questa debolezza, cioe’ non riconoscere il nostro bisogno di aiuto, di perdono, di un richiamo, di una Compagnia. Pochi non riconoscono che Gesu’ e’ il Salvatore (almeno qui nelle Filippine). Ma ancora meno riconoscono che Lui si fa compagno di viaggio quotidiano nella Compagnia della Chiesa. E ancora meno riconoscono che la fedelta’ a questa Presenza e Compagnia e’ il fattore di Liberazione fondamentale: Liberazione Integrale.
Ha senso dare una ciotoia di riso senza educare alla responsabilita’ di lavorare per procurarsela con le proprie forze, senza richiamare il dovere di tutti alla solidarieta’ (che vuol dire, ad esempio, non mentire per ottenere qualcosa a cui avrebbero piu’ diritto altri) e senza essere segno che il nostro gesto di dare e educare deriva dalla nostra unita’ in Cristo che da’ dignita’ a tutto? Non credo.
Che il Natale che stiamo per celebrate e che ci introdurra’ al Grande Glubileo sia ancora una volta una sfida per ciascuno di noi a riconoscere la sua presenza nel mondo nella Grande Compagnia della Chiesa, a seguire questa presenza e a annunciarla e condividerla con tutti perche’ “tutti abbiano la vita e 1’abbiano in abbondanza”. Buon Natale!