Al capitolo diciottesimo del libro della Sapienza leggiamo:“ Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo corso, la Parola onnipotente dal cielo si lanciò sulla terra”.
Ritengo quanto proposto un invito a creare attorno a ciascuno di noi uno spazio di SILENZIO per approfittare del tempo evento che si rinnova nella storia.
Fedele al silenzio, nel digiuno verbale, l’uomo saggio saluta il nuovo anno, desiderando di ricevere quella Parola che gli necessita per sostenere il cammino.
Il ripetersi del “miracolo” sollecita ciscuno di noi a “volgersi indietro” per vedere se nel precedente anno anche una sola “sillaba” di questa Parola è caduta dalla mensa della sua quotidianità.
E’ il momento del passaggio, nel quale si raccolgono i frutti della fedelta’ e perseveranza nel servizio precedente e si chiede, nella consapevolezza del proprio limite, che sia il Verbo a presiedere ogni evento futuro.
Una richiesta che esige un grande sforzo di liberta’, perché è sempre in agguato la tentazione di imprimere su tutto l’impronta di se stessi, di sostituire la “matrice divina” di ogni cosa con la propria, finendo con lo strumentalizzare la Parola, anziché rendersene servo.
Ma la presunzione dell’uomo, a volte ingenuità, deve prima o poi fare i conti con la signoria di Dio e la Parola, col tempo, ritorna a presiedere la storia.
All’uomo sapiente viene chiesto di intuirne i passaggi, a volte inattesi e rapidi come lampi nel cielo, altre più facilmente gestibili e regolari come rintocchi di un pendolo.
I primi giorni di un nuovo anno sono momenti cui nessuno dovrebbe sentirsi esonerato dalla visita della Parola che domanda di essere accolta, e custodita.
Essa prende forma nel seno dell’umanità come un bimbo nel grembo della madre e reclama la collaborazione dell’uomo per potere dare il meglio di sé.
Solo nella accoglienza del progetto di Dio l’uomo riesce ad allontanare da sé il sospetto di un Dio prevaricatore che limita il suo agire, e se ne lascia ispirare. Non gli è chiesto di prevedere in anticipo la strada della Parola ma di prepararsi al Suo riproporsi all’uomo, abbracciando con fiducia l’unica Verità che è in grado di farlo stare bene e vivere sereno.
Accogliamo allora il nuovo Anno ed accogliamo la Parola come il dono che ci si trova tra le mani. E’ ancora una volt ail dono di Dio che ci accompagna nello scandire dei giorni della vita. Con coraggio apriamoci alla novita’ diu Dio. Andiamo oltre l’orizzone dei nostril occhi e chiedere che cosa Diovuole da ciascuno di noi.
Sia quindi il 2007 il ‘kayros’ di Dio per aprirci all’Infinito.
Con amicizia,