La missione di Sibuco è situata nel sud delle Filippine, nell’isola di Mindanao, a circa 100 km dalla città di Zamboanga City: una città di qualche centinaio di migliaia di abitanti di origine malese, adornata di fiori, mezza cristiana e mezza musulmana con un traffico incasinato di tricicli motorizzati e una lingua mezza spagnola, il “chavacano”.
Da questa base cittadina, dove ancora oggi ci abbiamo pure una residenza, raggiungere Sibuco era un’avventura, come già raccontava p. Licini:
“Quando piove e i ponti crollano o le frane ostruiscono la nuova strada (ndr. più che altro una mulattiera fatta quasi bene) che per la montagna si inerpica verso la municipalità di Sibuco, ancora una volta bisogna rivolgersi al mare per raggiungere la …..tana del lupo. Il viaggio inizia dalla città in pullman, in macchina o in bicicletta sino alla spiaggia del grosso barrio di Labuan (ndr. Senza lamentarsi della presenza in mezzo alla strada di maiali cristiani e capre musulmane che costringevano, in assenza di….strisce pedonali, a inchiodare il mezzo di trasporto con brusche frenate) e lì approfittare di una barca a motore per risalire la costa settentrionale della penisola di Zamboanga.
Viaggiare per mare è la via più veloce: in tutto (autobus da Zamboanga per Labuan più barca da Labuan a Sibuco) il viaggio dura dalle tre alle quattro ore, a seconda delle condizioni dal mare.
Quando poi approdi (ndr. per modo di dire perché per scendere ti dovevi gettare in acqua), sulla spiaggia di Sibuco, hai addirittura la sensazione fisica di aver raggiunto un posto poco sicuro comunque non come viaggiare in barca (ndr. Nel 1980 una barca con un gruppo di missionari del PIME, affondò da quelle parti: fortunatamente tutti si salvarono).
Sibuco si trova subito dietro la spiaggia. E’ il villaggio più grande della zona dove sorge il Municipio. E’ abitato per il 94% da musulmani. Le famiglie cattoliche sono una quarantina. Forse c’è qualche protestante.
La missione invece, cioè tutto il territorio che oltre a Sibuco comprende altri 32 villaggi più piccoli, nel suo complesso si estende per 80.000 ettari (ndr. circa 40 x 20, praticamente come tutta la Brianza) di area montagnosa, con circa 40 Km di coste.
La popolazione è di 25.000 abitanti. Il 55% della di questa è musulmana, il 30% é cristiana ed il 15% sono tribali Subani, di cui 1/3 protestanti.
I musulmani sono dediti alla pesca, commercio ed agricoltura (coconut cioè noce di copra); i cattolici sono contadini (mais e riso); i subani sono taglialegna e campagnoli.
Sibuco era diventata Mission Station indipendente dalla vicina missione di Siocon nel 1984 alla quale, sino a quella data, ne era rimasta, per così dire, legata.
La storia sintetica dei Di-missionari
Eccone una prima sintesi, datata 1989
1. L’era dei padri normali
Tra i primi padri del PIME assegnati alle Filippine nel 1969, alcuni si spingono nel Distretto di Siocon, diocesi di Dipolog. Un Distretto che si estende per 150 Km lungo il Mar della Cina, dal confine Nord di Zamboanga City fino a Coronado Point. Siocon includeva, in quegli anni, quattro municipalità. Fra queste Santa Maria, Siocon, Sirawai e Sibuco. Come già detto l’area si raggiunge solo via mare.
La popolazione del Distretto è di circa 70.000 abitanti, di cui il 40% mussulmani, in prevalenza pescatori; il 10% sono nativi Subani, che sopravvivono con una agricoltura del genere “brucia piante e pianta mais”; il resto sono cristiani visayas provenienti da varie provincie, prevalentemente contadini.
Diverse compagnie del legname operano nell’area e danno lavoro a taglialegna, autisti di camion e guardie armate.
Il primo missionario del PIME ad arrivarci fu p. Egidio Biffi, nel Giugno 1969, seguito dal padre Santo di Guardo nel Marzo 1970 e quindi da p. Angelo Biancat nell’Aprile 1971.
Si sistemarono in aree separate con poca possibilità di coordinare il loro lavoro. Buona parte della gente locale accolse bene i padri barbuti italiani; non così alcune famiglie potenti che temevano di perdere la lora influenza sul popolo.
Mentre i padri del PIME si stavano adattando a questo nuovo mondo, scoppia il conflitto fra cristiani, sostenuti dalle forze governative, e musulmani.
Il conflitto fu scatenato dalla dichiarazione della legge marziale da parte del presidente Marcos il 21 Settembre 1972, che fece svanire i sogni indipendentistici dei musulmani.
Ben presto soldati governativi invasero l’area in gran numero, insieme a gruppi fanatici di entrambi i lati, come gli Ilaga per i cristiani e le Black Shirts per i musulmani. I civili indifesi furono vittime di atrocità e ritorsioni. Evacuazioni di massa ruppero intere comunità e la vita di intere famiglie.
È stato stimato che nel distretto di Siocon circa l’80% dei villaggi fu distrutto.
I padri del PIME cercarono di aiutare chiunque avesse bisogno, in particolare i rifugiati di entrambi i lati. Cercarono di spegnere il fuoco dell’odio, con il risultato di essere odiati dagli elementi più intransigenti.
A causa di queste tensioni p. Biffi nel 1973 si ammalò e si trasferì a Zamboanga dai pasdri Clarettiani per riposarsi.
Nel 1975 l’atletico Santo di Guardo si ammalò nel remoto villaggio di Sirawai, e, prima in barca e poi in aereo, venne trasportato a Manila. Fu operato due volte, ma morì durante l’operazione all’età di 36 anni. La sua morte fu una grande perdita, perché Santo aveva cominciato a lavorare con i musulmani ed aveva imparato il loro dialetto nell’isola di Jolo, più a sud, e storicamente roccaforte dei ribelli musulmani, mentre la guerra era in atto.
Poi altri padri del PIME arrivarono. Lentamente il conflitto cominciò a perdere di intensità, anche grazie agli sforzi di riconciliazione promossi da alcuni padri. Tra questi p. Sebastiano che fu l’apparente bersaglio di una sparatoria che costò la vita al suo più stretto collaboratore.
A causa di questa guerra ci furono, dal 1970 al 1977, 60.000 vittime ed oltre 500.000 rifugiati.
Alcuni gruppi ribelli sono attivi ancora oggi sulle montagne, attaccando periodicamente guardie o lavoratori delle compagnie del legname.
Durante questi 20 anni i missionari del PIME hanno concentrato i loro sforzi per raggiungere tutti i gruppi, non importa quanto lontani. Erano impegnati nella costruzione delle comunità cristiane di base, sia attorno alla grande chiesa parrocchiale di Siocon che nelle isolate cappelle dei remoti villaggi. Diversi catechisti e laici vennero preparati per aiutare nei programmi di formazione dei cristiani. Gruppi giovanili vennero formati con diverse attività. Ministri laici dell’Eucarestia vennero preparati per presiedere alle celebrazioni liturgiche nelle cappelle. Particolare attenzione venne data allo studio della Bibbia e alle condivisioni bibliche nelle famiglie ed in piccoli gruppi. Numerosi progetti sono stati preparati in questi 20 anni, specialmente per i rifugiati e per i settori più svantaggiati della popolazione, particolarmente fra i nativi ed i mussulmani. Molti sforzi vennero fatti per provvedere assistenza medica.
Sfortunatamente il distretto di Siocon è molto isolato rispetto al resto della diocesi di Dipolog. Il Vecovo ha fatto rare visite (Da considerare che la sede vescovile a Dipolog è a circa 250 chilometri da Siocon), e il coordinamento con i programmi diocesani é molto limitato.
Nel 1985 un gruppo di suore Domenicane sono arrivate a Siocon da Zamboanga.
Alcuni padri hanno dato particolare attenzione alla vasta popolazione mussulmana. P. Sebastiano diventò molto vicino a loro mentre era a Siocon; andò pure a vivere in una capanna in un villaggio musulmano per un certo periodo di tempo.
Dopo 20 anni di presenza PIME il Vescovo ed il clero diocesano sono pronti a prendersi cura della parrocchia di Siocon, lasciando al PIME solo la municipalità di Sibuco e Sirawai.
I nomi dei pionieri del distretto di Siocon
Fra i pionieri del PIME nel distretto di Siocon p. Angelo Biancat é stato quello a risiedervi piú a lungo (1971-1989), mentre p. Biffi ha dovuto abbandonarlo nel 1973 e p. Di Guardo morí nel 1975. P. Vincenzo Bruno fu assegnato al distretto dal 1972 al 1989, mentre p. Alessanro Bauducci e p. Ray Raidolfi furono lì solo per poco tempo. P. Giuseppe Zanotto e Giovanni Roggeri servirono per un breve lasso di tempo (1973-1976). Nel 1977 p. Sebastiano e p. Carzedda arrivarono, per poi andarsene, il primo nel 1981 ed il secondo nel 1986. Nel 1979 p. Antimo arrivò, e continua a servire fino ad oggi, mente p. Trobbiani fu in Siocon dal 1979 al 1987. P. Carlone fu lì dal 1983 al 1984, mentre p. Brambilla si trova nel distretto dal 1986.
Un articolo di Margaret Scott, pubblicato nel Febbraio 1987 sulla Far Eastern Economic Review dá una interessante panoramica della situazione a Sibuco negli anni ’80.
“….L’esodo dei cristiani – finora si contano 250 famiglie – comincia in Gennaio, quando si sparge voce che l’MNLF (il gruppo di ribelli mussulmano) é penetrata nelle colline a nord del villaggio di Sibuco, organizzando un campo per l’addestramento dei suoi guerriglieri. Dopo anni di calma, il sospetto reciproco fra cristiani e mussulmani riappare in questo villaggio di pescatori che conta 2.500 anime.
Sibuco é arretrata e povera, senza corrente elettrica e telefono. La popolazione ammonta a circa 30.000 abitanti. La maggioranza è musulmana discendente dei navigatori Tausug che arrivarono qui dall’arcipelago di Sulu. I cristiani sono immigrati di data recente e provengono principalmente dalle Visayas e da Cebu in cerca di terra. Nell’interno, sparsi sulle colline, sono indigine né mussulmani né cristiani i cui antenati arrivarono nell’isola prima di chiunque altro.
I musulmani, che sono la maggioranza nel villaggio di Sibuco, possiedono la maggior parte della terra e delle barche da pesca.
Il villaggio é costituito da una strada principale che si dirige verso l’interno dalla costa. La parte cristiana viene per prima, poi è la piazza, circondata dalla scuola, dal municipio e dalla chiesa. Poi viene la parte mussulmana, un gran numero di capanne-palafitte costruite attorno alla moschea di Sibuco. Vi é una chiara distinzione fra le case cristiane, con i poster di Cristo sui muri esterni, e quelle mussulmane, che mostrano posters con scene dall’Arabia Saudita. La città termina con un fiume, un tempo attraversato da un ponte, ora distrutto.
Da quando il gruppo armato dell’MNLF fu espulso da Sibuco, verso la fine degli anni ’70, la situazione era rimasta, talmente pacifica che lo stesso sindaco di Sibuco, che è un musulmano, Jauhura Jualdi, crede sia ora minacciata dal ritorno dell’MNLF. Per esempio, da quando il campo di addestramento è stato aperto, dice un’insegnante delle scuole superiori, il numero dei ragazzi in classe è calato della metà, perché diretti verso le colline per unirsi ai guerriglieri mussulmani.
Inoltre, una lotta feudale fra due famiglie musulmane è stata riattizzata dall’arrivo dell’MNLF, con i ribelli che prendono decisamente la parte di una o dell’altra. Ed un senso di panico si è sparso fra i cristiani.
C’è stata una sparatoria fuori dalla chiesa, nessun ferito, ma questo prova ai cristiani che ancor più violenza sta arrivando. Il giorno successivo il sindaco dice di aver deciso di chiedere ai Marines di venire da Zamboanga a Sibuco. Ma il Brig. Gen. Cesar Tapia, comandante per tutto l’esercito in Mindanao, dice che non può permettersi di piazzare truppe a Sibuco. Oltre 60 campi di addestramento dell’MNLF sono sorti nell’area, presumibilmente come dimostrazione di forza da parte dei ribelli per le eventuali contrattazioni con il governo. Puó solo concedere una pattuglia di Marines a controllare la costa, fermandosi occasionalmente a Sibuco.
L’esodo continuerà probabilmente fino a che non ci saranno più cristiani, prevede p. Angelo Biancat, un missionario italiano che è in Mindanao da 17 anni, mentre si trova sulla spiaggia ad osservare un altro gruppo di cristiani che se ne va.
Nel buio della notte, tenendo in mano una torcia, dice che pure i musulmani se ne andranno, se ci sarà una guerra. Sibuco é passato attraverso questo già prima”.
P. Biancat comincia a lavorare stabilmente in Sibuco nel 1984, e da solo vi rimane fino al 1989, quando arriva p. Rolando del Torchio.
2. L’era dei padri rompiscatole
1989
Arrivo a Sibuco di p. Del Torchio Rolando (anni 31) e si mette a lavorare a fianco di p. Angelo Biancat. E’ un periodo in cui la deforestazione illegale procede a tutta forza, principalmente per opera di un potente locale, il Commander Perez (il quale ha pure una propria milizia privata di un centinaio di armati). Le autorità non sembrano curarsene, anzi è probabile che esse stesse siano coinvolte.
I contadini sono molto poveri. Provengono principalmente da Zamboanga del Sur, e lavorano con tecniche agricole molto primitive: tagliano l’erba, la bruciano e poi vi seminano. La vita per loro é molto dura, fanno fatica a procurarsi il necessario per sopravvivere; ad aggravare la situazione ci sono problemi medici e quelli relativi alla educazione dei loro figli. Non avendo soldi, sono coperti di debiti con i negozianti, (ai quali vendono il riso che coltivano nei campi a prezzi stracciatissimi).
1990
In risposta a questa situazione, il vescovo della diocesi di Dipolog. J. Manguiran , assegna un padre del PIME, Rolando del Torchio, al villaggio Sto Nino, per organizzare una fattoria sperimentale. Nasce la SNOF (Sto Nino Organi Farm).
Qui molti contadini possono imparare e mettere in pratica nuove tecniche agricole e di allevamento, sconosciute a loro fino a quel tempo. Sono resi coscienti dell’urgente bisogno di piantare alberi per garantire il futuro dei loro figli, tenendoli lontani dalla tentazione di abbandonare la loro terra per andare ad ingrossare la già cospicua area di baracche alla periferia di Zamboanga. Si vuole dimostrare come lo sviluppo sia possibile anche qui.
1991
Così si esprime il vescovo Manguiran: “Evangelizzazione attraverso un’agricoltura ecologica: questo è il nuovo bisogno dell’area di Sibuco. A questo ha risposto inizialmente il vostro missionario, p. Rolando del Torchio, che ha organizzato una fattoria sperimentale in Sto. Nino, Sibuco. I servizi di questo centro agricolo raggiungeranno mussulmani, subani ed immigranti visayas di quell’area. Per i mussulmani, molto sensibili alla diretta evangelizzazione, come a volte anche i subani, il miglior approccio è la promozione umana, attraverso l’agricoltura. In una epoca di distruzione ecologica globale c’è il bisogno di riscoprire la spiritualità asiatica, precisamente l’armonia con la creazione. Credo che questa spiritualità non sia esclusiva degli asiatici, ma debba essere fatta propria da tutti i popoli della terra. In questa prospettiva, la Sto. Nino Organic Farm non è un caso isolato.
Il problema del disequilibrio ecologico è un problema globale. La soluzione deve essere locale, Filippina, in Sibuco. Spero che consideriate questo come il contributo missionario della vostra congregazione alla restaurazione ecologica”. Sotto questi auspici (la lettera è del Vescovo di Dipolog Jose Manguiran, 24 Marzo 1991) nasce la St. Joseph Multipurpose Cooperative, resa possibile grazie ad un consistente aiuto finanziario dal Vaticano.
Grazie a questa si dà un significativo aiuto allo sviluppo economico della zona e della popolazione, 25.000 alberi vengono piantati in pochi anni, si organizza un programma di alfabetizzazione per membri e non, si sostengono diversi studenti impegnati nelle scuole di Zamboanga City, e provenienti da famiglie di membri della cooperativa. Altri fondi sono utilizzati per coprire le spese mediche dei membri.
Nel mese di Maggio p. Giancarlo Bossi (anni 41) e p. Sergio Fossati (anni 38) prendono il posto di p. Angelo Biancat in Sibuco. P. Angelo si trasferisce nella prelatura di Ipil, Zamboanga del Sur.
1992
Collegata alla cooperativa viene costruito un negozio principale e nove mini-negozi sparsi sul territorio. Si acquista un grosso camion per il trasporto delle merci dalla cooperativa alla città di Zamboanga.
1993
Viene costruito un mulino per il riso e uno per il mais. Nel mese di Ottobre p. Rolando del Torchio riceve minacce di sequestro, presumibilmente da un gruppo di uomini armati (20/30) appartenenti al gruppo di Abu Sayaff, (più precisamente MNLF-Bangsa Moro Army) e guidati da un certo “Kumander Ibn Hassan”; il commando è stato avvistato in Tinaga e Matore, a pochi km da Sto. Nino.
Le minacce gli furono comunicate prima dalla polizia mentre si trovava, sulla costa, a Malayal a celebrare la messa (informazione basata su intelligence reports), poi confermate da un altro membro della polizia nel municipio di Sibuco. Il piano sembra comunque orchestrato non dai musulmani ma dai commercianti locali, i cui affari sono stati seriamente danneggiati dalle attività della cooperativa. Tra questi commercianti ci sono anche degli opponenti del sindaco di Sibuco, mr. Edding, notoriamente amico dei missionari italiani ed importante sostenitore della iniziativa della cooperativa.
Un’altra ragione dell’arrivo di questo gruppo armato nell’area di Sibuco può essere dovuta, secondo il sindaco, alla intenzione di distogliere l’attenzione delle autorità di polizia che, unitamente alla DENR (ministero dell’Agricoltura), sta portando avanti azioni contro la deforestazione illegale.
Il direttore provinciale della polizia filippina, Joseph A. Descaller, ordina e provvede vigilanza 24 ore su 24 a p. Del Torchio. L’intervento della polizia filippina è poi reso necessario dal fatto che alcuni commercianti vengono ‘tassati’ da quel gruppo armato.
Nel mese di Marzo p. Giancarlo Bossi si trasferisce dalla residenza di Sibuco al villaggio di Duminatag, circa 600 metri di altura, sempre facente parte della missione, per una esperienza di condivisione con i contadini cristiani.
1994 da un rapporto dei missionari in Sibuco
Dall’inizio dell’anno la situazione politica subisce importanti trasformazioni: il sindaco eletto precedentemente viene dimesso con l’accusa di brogli elettorali, lasciando il posto ad un sindaco musulmano che dimostra per ora buona volontà sia nell’agire a favore dello sviluppo della municipalità che nel tentativo di riportare la pace fra cristiani che vivono sui monti e i musulmani residenti sulla costa. I padri sono in buoni rapporti con lui, anche perché è un “protetto” del governatore Amatong, amico pure dei missionari italiani. La zona centrale montagnosa, al confine con l’area municipale di Zamboanga City, vede una forte presenza di CAFGU, milizie civili sotto il controllo dell’esercito.
In realtà, come già ricordato, il gruppo è un vero e proprio esercito privato al soldo di un potente locale, appunto commander Perez. La cui attività è soprattutto la deforestazione illegale, con conseguente violenza sulle persone attorno alla foresta (circa 500 famiglie) che dai sui alberi si attendono tutto: acqua, terra buona per il riso ed il mais, frutta, piante medicinali e materiali da costruzione per le loro capanne. Questi CAFGU entrano nelle terre date in concessione ai contadini e calpestano le loro colture per potere tagliare legname, prendendo con la forza galline e maiali (che sono il ‘conto in banca’ dei poveri) e impongono il silenzio.
Di tutto questo i padri, che quotidianamente ricevono le lamentele della gente, informano il governatore della provincia, Isagani Amatong. Così a Marzo una task force del Governatore entra nel feudo del comanderà Perez e sequestra diverse decine i migliaia di “board feet” di legname illegale: gli “illegal loggers” amici di Perez incolpano i padri di essere stati le spie, e fanno pervenire minacce di morte. Di conseguenza il Vescovo di Dipolog proibisce ai padri di servire otto comunità cristiane situate sui monti, nella zona dove il taglio illegale è forsennato. Contemporaneamente la notizia appare sui mass-media nazionali ed italiani.
Allora su ordine del comandante militare di Mindanao, Gen. Orlando Soriano, vengono disposti 12 chek points di militari regolari sulle due uniche vie di uscita da Sibuco e una squadra di 6 soldati di stanza a Sto Nino, con compiti di pattugliamento e di protezione dei padri.
Il 28 settembre 1994 i padri Del Torchio e Fossati, insieme al Vescovo, al Governatore ed al Gen. Soriano entrano proprio nel centro della zona proibita per riaprirla al servizio dei padri e assicurare agli abitanti la protezione contro gli abusi ad opera di eserciti privati (del cosiddetto Commander Romeo Perez) e contro le attività di illegal logging.
A tutt’oggi, (cioè allora) nonostante sia pervenuta qualche messaggio di vendetta da parte degli illegal loggers (cioè tagliaboschi abusivi che aggrediscono la foresta con minacciose motoseghe), che arrivano dalla città di Zamboanga, cristiani e musulmani. A Sibuco gli stessi poliziotti si trasformavano, out-of-duty, in tagliatori e commercianti di legname illegale per arrotondare lo stipendio governativo), Oggi la situazione é sensibilmente migliorata. Un articolo di p. Licini sul quotidiano italiano “Avvenire” porta l’intera vicenda a conoscenza del pubblico italiano. Il titolo: “Siamo missionari, mica ecologisti” ( 24 Maggio). Riportiamo alcuni stralci.
“ Ciò che tormenta oggi Mindanao non é la ribellione islamica, ma il taglio del legname. Le Filippine erano un tempo un unico manto verde. Ora tutto é distrutto. Gran parte del taglio é legale, dietro concessione governativa, ma i vantaggi vanno tutti alle compagnie private, e non alla gente del posto, che al massimo vi trova occupazione temporanea. Ciò che é peggio è la diffusione del taglio illegale. Le autorità lo contrastano, ma complicità ed interessi sono molti.
E’ appunto il caso di Sibuco, dove imperversa un certo commander Perez, un ex poliziotto ed amico dell’esercito la cui storia é difficile da raccontare ed ancor più da credere. È difficile cioè credere che uno abbia commesso tanti crimini, eliminato tanti avversari, sia autore di una tale quantità di soprusi e di azioni illegali e possa ancora circolare liberamente. È difficile credere che esista un Paese al mondo in cui gente di questo tipo non sia in carcere da un pezzo. Ma nelle Filippine è così. Se nessuno ti denuncia, tu sei un santo ed un benefattore dell’umanità. E chi denuncia uno che controlla una milizia privata di duecento o trecento armati?
I padri Rolando del Torchio e Sergio Fossati, che vivono a Sibuco, non sono degli ecologisti dell’ultima ora. Non gli interessa granché di piantare un albero o di far crescere la verdura là dove i nativi non ci sono mai riusciti. I nostri ce l’hanno più esattamente con questo sistema di oppressione secolare, di intimidazione arrogante e di riduzione della gente in stato di schiavitù.
A metà marzo una task force governativa ha preso con le mani nel sacco gli uomini di Perez, sequestrando una quantità impressionante di legname tagliato illegalmente, per di più in una zona di montagna in cui i padri erano andati a celebrar la Messa pochi giorni prima.
“Dagli al prete ecologista”, ha detto il commander, immaginando una ‘soffiata’ mai fatta; e la gente ad avvisare in gran segreto i missionari di non avventurarsi più in quella zona. Messa sospesa in quattro villaggi, altri sacerdoti della diocesi che appoggiano, il Vescovo che dà man forte e l’agenzia di stampa che battono la notizia dei preti minacciati per l’ennesima crociata della Chiesa cattolica in difesa della natura.
Sì, in difesa della natura, ma ancor più in difesa della gente! È importante la sensibilizzazione all’estero – spiega p. Sergio – per costringere le autorità ad andare fino in fondo nella lotta contro le angherie e per far sì che decidano di stroncare alle radici il traffico illegale di legname, salvaguardando il patrimonio forestale c’è già stato gravemente intaccato. Sarà la gente più povera a pagare le conseguenze del degrado ambientale, a non aver più legna da ardere’.”
Come già rilevato, grazie ad una campagna stampa internazionale, i padri sono al riparo dalle minacce dei loro avversari. In Italia era già iniziato l’invio i cartoline di sensibilizzazione a loro favore alle più alte autorità filippine. La stessa Rai intervista a tal proposito p. Giacomo Girardi.
Dal mese di agosto, dopo le operazioni militari a Basilan, la zona a nord di Sibuco si è popolata di “lost commands” musulmani, i quali hanno taglieggiato i negozianti di Sibuco per una settimana, di notte, chiedendo viveri e denaro. A presenza di militari di stanza a Sibuco, nella palestra municipale, ha costretto i ribelli a ritirarsi verso Sirawai dove hanno potuto rapire tre ingegneri della NIA (uno è già stato abbandonato, morto, sulla spiaggia di Panganuran mentre gli altri due verranno rilasciati nel mese di Gennaio 1995). Vi sono anche tensioni etnico-religiose fra mussulmani e subani; non invece coi cristiani (l’ultimo scontro armato fra cristiani e mussulmani risale al 1987)
Le vie di comunicazioni sono sempre molto difficili. Quest’anno la situazione è aggravata da una forte siccità. Le cappelle sono 32, vi si celebra l’eucarestia ogni 4/5 mesi, salvo in Sibuco (ogni Domenica) e Silopot (una volta al mese). La priorità é data alla formazione dei “kaabag” (leaders delle varie comunità) e delle “alagad” catechiste. Le Comunità di Base sono state introdotte nel 1991, ma sono ancora pochissimo sviluppate. Viene ristrutturata (con soldi provenienti dall’Italia) la chiesa parrocchiale di Sibuco e l’annesso convento.
Nel mese di Ottobre p. Giancarlo Bossi viene trasferito dalla missione di Sibuco a quella di Paranaque, in Manila. Per più di un anno ha vissuto con i contadini cristiani di Duminatag. La gente gli ha donato un ettaro di terra, e lui dopo essersi costruito una piccola casa, ha fatto un piccolo giardino in cui ha piantato ortaggi ed alberi da frutta.
Due idee di fondo lo hanno guidato: condividere la vita quotidiana della gente e guadagnarsi il pane con il lavoro delle proprie mani; ed i valori della essenzialità, della condivisione e della preghiera riscoperti e testimoniati.
1995
A Marzo p. Giuseppe Carrara (anni 31) viene assegnato alla missione di Sibuco per aiutare p. Sergio nella attività pastorale.
In Maggio il PIME ed il Vescovo di Dipolog si incontrano, decidendo che p. Rolando del Torchio continuerà a servire la Diocesi con un contratto “ad personam”. P. Rolando, pur continuando a prendersi cura della SNOF e della cooperativa, si trasferisce a Dipolog dove si impegna con una Organizzazione non Governativa coinvolta in varie attività sociali.
Le attività della cooperativa sono ad un punto morto: la cooperativa non può operare perché le merci della stessa non possono essere portate a Zamboanga, a causa delle pessime condizioni della strada. Da luglio la costruzione della nuova strada è stata fermata dalla nuova amministrazione provinciale (guidata da Dalman, che ha vinto le elezioni provinciali ma non in Sibuco), perché non considerata una priorità, e la DENR è apertamente contraria alla strada. ( P. Del Torchio pubblica sul Daily Zamboanga Times una dura lettera contro la DENR affermando apertamente che la ragione è che essa vuole sostenere l’attività di deforestazione illegale).
La cooperativa è forzata a chiudere, rigettando i contadini nella stessa situazione disperata in cui si trovavano cinque anni fa. I sogni e le speranze di piú di 500 famiglie sono stati duramente troncati, e l’aiuto estero (dal Vaticano) sprecato. Frenetica l’attività dei padri: appelli al governatore, al presidente Ramos, all’ambasciatore Yan. Sostegno dei sindaci di Sibuco e di Zamboanga City.
Il 5 Novembre il quotidiano nazionale Philippine Daily Inquirer riporta un articolo dal titolo: “Abitanti dei villaggi si uniscono ai preti nello sciopero della fame”. P. Rolando del Torchio è difatti deciso ad iniziare uno sciopero della fame per convincere il governo a dare il via ai lavori per la ricostruzione della strada che collegherà Sibuco a Zamboanga.
Il 16 Dicembre, sul giornale italiano “Il Settimanale” appare un articolo di L. Barella che dà risalto in Italia alla notizia, e conclude con una piccola nota sul lavoro dei missionari: i missionari camminano per ore nel fango per raggiungere le cappelle nei vari villaggi. Spesso le visite richiedono tre, quattro giorni. Si va per celebrare l’Eucarestia almeno nelle grandi festività, per amministrare i sacramenti, per verificare il lavoro dei catechisti, per tenere incontri sulla Bibbia, per incoraggiare, confortare….
1996
P. Giuseppe Carrara, dopo poco più di un anno di servizio alla missione di Sibuco, viene trasferito alla missione di Paranaque, in Manila.
È l’anno dell’SPCPD, (Southern Philippines Council for Peace and Development) l’accordo di pace fra cristiani e musulmani; i cristiani si Sibuco, in gran parte zamboangueni sono influenzati dall’unica stazione radio che arriva a Sibuco, Radio Verdadera, e con quella sono poco favorevoli al progetto del governo.
La notizia più scioccante è comunque l’uccisione del Commander Perez.
P. Sergio Fossati viene richiamato in Italia come rettore del seminario internazionale del PIME a Roma: e, – scrive su Missionari del PIME -, a questo punto, non mi rimane altro che ringraziare il Signore. Sono cambiato non solo per l’etá, ma anche per tutti i morti ammazzati che ho visto, per la violenza di cui sono stato testimone mio malgrado, per le calunnie di cui siamo stati oggetto, per le minacce di morte ricevute, per le paure che mi hanno tolto il sonno per piú di una notte… Non dimentico i compagni di missione, in particolare p. Rolando con il quale abbiamo condiviso da veri fratelli i momenti piú entusiasmanti cosí come quelli piú terribili: la nascita, fra mille dubbi e ripensamenti, della Cooperativa; l’impostazione della pastorale, le minacce di morte, l’atmosfera di guerra che abbiamo vissuto per oltre un anno, la battaglia per la sopravvivenza della nostra gente. Vedo anche in lui un dono: un vero compagno di missione, un amico, un fratello.
Come soluzione temporanea, in attesa della assemblea regionale PIME 1997, si chiede al Vescovo di Dipologo di mandare p. Guantero, prete filippino, a Sibuco prima che p. Carrara se ne vada a Manila. Si chiede pure che il prete di Baliguian (p Allan Caermare) e di Siraway (p. Melchor Kabilin) aiutino p. Guantero nelle attività della missione.
1997
Nel mese di Gennaio p. Rolando del Torchio è ricevuto a Malacanang dall’On. Ruben D. Torres, Segretario Esecutivo dell’Ufficio del Presidente Ramos, per riproporre di nuovo il problema della strada a Sibuco. Torres, unitamente al Segretario per l’Agricoltura, si impegnano personalmente affinché la strada diventi realtà. P. Rolando del Torchio è impegnato a difendersi da accuse infamanti: la sua cooperativa è la causa della distruzione della foresta e delle risorse idriche di Zamboanga.
Per tutta risposta p. Del Torchio, in un incontro tenuto al Garden Orchid Hotel in Zamboanga, espone le attività della compagnia mineraria EMACO e di nuovo denuncia pubblicamente l’inattività della DENR a salvaguardia del patrimonio forestale di Sibuco. Ma, soprattutto, parla di nuovo a difesa della gente di Sibuco, costretta da tutta questa situazione a vivere in uno stato di perenne paura. La stampa dà risalto positivo a questo incontro.
Ben presto p. Del Torchio lascia definitivamente Sibuco, ma altri due del PIME avevano già esplorato, con interesse, la zona.
3. L’era dei padri crepuscolari, con i quali si vede lo spegnersi della grande stagione poetica della missione del PIME che aveva avuto nei primi “padri normali” e nei “rompiscatole” i suoi protagonisti. I nuovi padri si allontaneranno dai toni eroici e dai ruoli di leader “per forza”. La prosa diventa semplice. Il missionario perde così la sua aurea sacrale datagli dai giornalisti delle riviste missionarie. Le zanzare, comunque, sono sempre le stesse e rimangono indifferenti.
Nell’assemblea regionale del PIME a Davao City, si era deciso di continuare l’attività a Sibuco.
Vi vengono assegnati p. Luciano Benedetti (anni 53 ) e p. Nicola Mapelli (anni 28), che iniziano, ufficialmente, le loro attività nel mese di Giugno 1997.
Prime impressioni dei due padri:
Giugno 10, Martedì.
Temperatura media, mare calmo, bel tempo.
A Labuan in auto con Luie, autista, più alcuni zaini.
Spiaggia libera da escrementi. Barca, lato destro verso la riva. Ore 9.00.
Arrivo a Sibuco alle 11.00…. Barbero, presidente della cappella con moglie e figlioletta ci accolgono sulla spiaggia. Solito “Hey Joe!” da parte di alcuni giovani musulmani.
Convento, pulito. Ci abitano anche la nurse Ros più Romel.
Budget mensile, cuciniera Carmelita e Jocelyn. Debito contratto durante la Festa parrocchiale da rifondere.
Preso possesso di stanze. Libreria ben fornita. Lettura di Gramsci e “un metro cubo di letame” già menzionato in altri tempi e in altri luoghi.
Musica Battiato e jazz più tribal beats australiani.
Radio ricetrasmittente messa in moto. Motocicletta rotta (bobina di accensione).
Mappa di Sibuco. Pioggia leggera. Scorpioni in doccia.
Muslim, ore 19.00 canto dal minareto locale. Altri canti e preghiere si spengono in lontananza
In cassa rimangono: 11.090 pesos (400 lire)
Giugno 11, Mercoledì.
9.00 partenza a piedi per S. Nino.
Sole. Buldozer vicino alla scuola elementare. Forse mettono a posto la strada.
Verso le 11.00 arrivo alla Coop SNOF. Due soft drinks e due cannucce..
Ms. Imbudo. “Asparagus problem”, piante attaccate dai parassiti Fusariosi. Stelle poi piove.
Approfondito studio di Talete sotto luce alimentata da pannelli fotovoltaici.
Scariche elettrostatiche dall’altoparlante della radio ICOM 704.
Nomi in codice dei due padri:
Talete (Luciano), alla ricerca della Causa prima di tutte le cause …. perse;
Shibumi (Nicola)…. quiet taste ….. serendipità.
Il cielo si rischiara. A sud riappare la costellazione dello Scorpione….
Poi, la storia da qui in poi, prenderà insoliti e drammatici cammini, ma i padri crepuscolari dopo due anni passati da quelle parti… vivranno ancora a lungo: non più a Sibuco. Purtroppo.