Arakan, Nov. 6, 2011

Carissimi tutti,
Da tempo non ci sentiamo e non scrivo mie notizie. Pensavo di farlo per il prossimo Natale e invece mi trovo pressato a farlo in questi giorni. Anzitutto spero di trovarvi in buona salute, spirituale e corporale. Per coloro che si trovassero in particolari difficoltá o sofferenze, sappiate che le mie preghiere sono quotidiane per ognuno di voi.

Devo dirvi subito che non é una lettera facile da scrivere, e forse tra le piú difficili che mi sia capitato di scrivere a parenti e amici. Il dolore ci ha visitato e un nostro amico ci é stato tolto in modo tragico. Padre Fausto Tentorio, missionario del PIME, parroco della parrocchia di Arakan, mio parroco e compagno di missione é stato barbaramente ucciso fuori dalle porte di casa la mattina del 17 ottobre. Domani sono 3 settimane dal fatto e devo dirvi che io personalmente non ho ancora recuperato il colpo. Forse mi chiederete come mai solo ora mi sia messo a scrivere, ma credetemi se vi dico che solo oggi trovo il tempo meteriale e la volontá per farlo. Fino ad ora sono stati giorni di tensione, stress, fatiche fisiche e psicologiche, veglie, incontri, interviste, indagini, etc, di cui non avrei mai pensato di farne esperienza. Ma andiamo per ordine.

La mattina del 17 ottobre, verso le 8.20, ricevo la notizia che hanno sparato al Fausto. Io ero in casa del vescovo poiché quel giorno era in programma l’incontro di tutti I preti col vescovo, cosa che di solito avviene ogni mese. Come di consueto io esco di casa per questo incontro la domenica pomeriggio per poi tornare il lunedí pomeriggio. Il Fausto invece era abituato a uscire il lunedí mattina e tornare il martedí. Assolutamente non mi sarei mai aspettato di ricevere un messaggio del genere, infatti pensavo di vedere il Fausto come di solito entro poco tempo. Ero con il vescovo e si stava parlando quando ci siamo tutti allertati e preoccupati. Io ho chiamato subito il numero del Fausto e per 2 volte non ha risposto. La terza volta risponde una sua collaboratrice e mi conferma che gli hanno sparato, che é stato portato all’ospedale ma non mi dice di piú. Organizziamo con il vescovo di andare all’ospedale, circa 30 km da noi. Mentre ci prepariamo a partire richiamo e ricevo la conferma che il Fausto é morto. Il primo sentimento é stato di totale incredulitá. Forse non ho voluto credere, forse era troppo grossa la notizia. Siamo arrivati all’ospedale e abbiamo trovato conferma della notizia. Solo lí é iniziato il mio calvario dei perché, del chi puó essere stato, del come sia avvenuto e naturalmente quale sará ora il futuro immediato. Essendo l’unico del PIME presente ho dovuto pensare a decisioni concrete da attuare a me totalmente sconosciute. Ringraziando il Signore perché il vescovo mi ha aiutato e naturalmente sostenuto. Passata un’ora é arrivato il padre Peter Geremia e ci ha ha raggiunti in Arakan, dove era stato portato il padre Fausto. Padre Peter é stato per me un aiuto decisivo e instancabile, prendendosi cura di tenere “buoni” giornalisti e curiosi per I giorni successivi. La polizia naturalmente ha fatto la sua parte per aumentere la fatica e lo stress, ma questo era inevitabile, trattandosi di omicidio. Padre Fausto é stato ucciso con 10 colpi di pistola, mentre stava salendo in macchina, a corta distanza, usando proiettili speciali, cioe proiettili che al contatto del bersaglio di frantumano dentro, aumentando il danno e diminuendo la possibilitá di soccorso ed  eventuale recupero della vittima. Solo 2 pallottole sono state ritrovate intere, Chi ha sparato era un professionista nell’usare armi da fuoco e nel sapere quali parti del corpo fossero vitali. L’omicidio é stato premeditato e preparato da tempo, facendo attenzione ai dettagli e al non lasciare indizi. Anche l’autopsia ha confermato queste teorie.

C’é un detto che dice “chi muore giace, e chi resta cerca pace”. In questa circostanza penso di aver compreso davvero cosa quelle parole vogliano esprimere. Il Fausto era morto, ma noi eravamo lí e guardalo nella sua pace, noi uomini, ora senza pace. Qui nelle Filippine c’é la tradizione di imbasamare il corpo e di vegliarlo per almeno 9 giorni prima di seppellirlo. Per il Fausto la cosa si é resa necessaria poiché abbiamo aspettato l’arrivo del fratello, cognata, nipoti e un amico. Devo dirvi che abbiamo trascorso una settimana di fuoco, pero penso che sia servita molto a tutti per assorbire il colpo e rimetterci in strada. Fin da subito é partito un comitato organizzativo davvero eccezzionale. La gente del posto si é mobilitata per organizzare le giornate e le serate, il cibo per I pasti, offrendo caffe e bevande calde di sera, e merende durante il giorno. Fin da subito il corpo é stato messo in chiesa e ogni giorno si celebrava la messa, sempre strapiena di gente, proveniente da ogni comunitá cristana e tribale. Amici e sostenitori sono giunti da molto lontano, trovando tutti accoglienza e potendo condividere la loro esperienza con la vita del Fausto. É stata una settimana piena di belle testimonianze con migliaia di persone convenute per dare il loro tributo di riconoscenza al lungo servizio del Fausto tra le popolazioni tribali e cristiane. Io stesso ho scoperto solo in questa occasione quanto fosse vasta l’azione del Fausto e come in 30 anni avesse toccato la vita di migliaia di persone.

Prima di portare la bara nella cattedrale di Kidapawan, c’é stata un’ultima veglia nella scuola media cattolica di cui il Fausto ne era il direttore. Anche lí bene preparata, molti studenti e genitori hanno condiviso la loro esperienza e hanno ringraziato per la presenza e il lavoro del Fausto dall’inizio della fondazione della scuola fino ad ora. Lunedí 24 al mattino la bara é stata accompagnata da circa 3000 persone in cattedrale, un percosro di circa 55km, fatto con gli automezzi, circa 60 camion e mezzi privati. Anche lí una bella organizzazione per dare la possibilitá di vedere il corpo e pregare.

Il mattino del 25, si é assistito ad un “convegno” di persone stimato dai 15 ai 20mila. 7 vescovi e piú di 100 preti hanno voluto testimoniare la loro solidarietá alla missione del Fausto e al sacrificio della vita nel martirio.

Questa a grandi linee, é la narrazione dei fatti fino al funerale. Essendo poi vicini al giorno dei morti é stata organizzata una messa alla tomba, che si trova nel giardino della casa del vescovo, il 2 novembre, dove si trova anche la tomba di padre Tullio Favalli, ucciso 26 anni fá.

In questa narrazione non ho accennato alle investigazioni della polizia, ma vi assicuro che ci sono state, specialmente durante tutta la prima settimana. Gli ultimi incontri gli abbiamo avuti il 31 ottobre in municipio con la presenza di circa 30 agenti delle varie categorie investigative e 50 persone del posto. Mentre il 4 novembre l’incontro si é tenuto nelle sale della parrocchia alla presenza degli avvocati. Devo dirvi che non si é concluso nulla se non la testimonianza di chi per primo ha trovato il Fausto. Di motivi ce ne sarebbero tanti, ma non si hanno indizi per nessuno in particolare. Sembra un delitto di mafia. Perché un prete? Perché il Fausto? Perché adesso? Chi é il mandante? E l’esecurore? Quali legami al lavoro del Fausto? Chi era suo nemico? A chi ha pestato I piedi? Sono centinaia le domande che tutti ci siamo fatti dal giorno della sua morte, ma penso che non sará facile rispondere se non per presunzione. Tanti possono essere I motivi e tutti legati alla missione che il Fausto ha incarnato nella sua vita fin da piú di 30 anni fá quando é arrivato nelle Filippine. Solo ora io stó scoprendo un Fausto che non conoscevo, un lavoro intenso che non immaginavo, un servizio silenzioso ma nello stesso tempo dirrompente. Colui che nella vita si schiera dalla parte dei perdenti e cerca di sollevarli dalla loro miseria, rientra tra I “beati” del vangelo, coloro che eventualmente devono pagare con la propria vita e spargere il sangue a testimonianza della veritá. Il Fausto conosceva molto bene questa pagina del vangelo e non si é mai tirato indietro. Era molto prudente ma nello stesso tempo libero da qualsiasi compromesso col potere, da qualsiasi parte venisse.

Dopo questa descrizzione davvero sommaria, forse mi chiederete, … e tu? Cosa pensi? Cosa dici di te? Cosa abita nel tuo cuore adesso? Quali programmi per il futuro? Cari amici, sono ormai 3 settimane che penso e ripenso a queste e molte altre domande simili. Non sempre c’é la risposta chiara e serena per tutto, specialmente quando penso che devo in qualche modo aiutare la gente a continuare ció che era stato iniziato e deve essere portato a termine. I collaboratori del Fausto per primi sono da aiutare a ripensare forme nuove di lavoro, non piú basate sull’ultima parola del Fausto. Si é rimasti tutti un pó orfani, alcuni mi hanno detto che io sono diventato “vedovo” e francamente non hanno torto. Fin da subito ho cercato di non disperare, di continuare a “camminare”, di seguire la via tracciata. Naturalmente mi spaventa il fatto di trovarmi da solo, ma non per la vita. Só di non correre alcun pericolo e spero che anche voi non vi preoccupiate invano. Mi spaventa il fatto del grande lavoro da portare avanti che si aggiunge al mio calendario ordinario. Giá le messe della domenica ho dovuto cancellarne alcune, ovviamente programmate per due persone. Oggi per esempio il vescovo ha celebrato una messa in una comunitá molto numerosa dove di solito abbiamo la messa ogni domenica. Non só se avrá altre domeniche libere. Ho giá avuto degli incontri con I vari collaboratori del Fausto su differenti settori. Con tutti ho sempre parlato chiaramente che la mia disponibilitá é sempre aperta come pure la collaborazione che io chiedo a loro. Tante sono ancora le cose da pensare, nuove strategie, modalitá, ma penso che tutto questo sia possible. Ho chiesto ai superiori di inviare un compagno di lavoro e penso che qualcosa si stia giá muovendo. Fisicamente sono da solo ma sento la vicinanza di molte persone che sono sinceramente disposte ad aiutare e a condividere. Non ho paura di rimanere quí, di continuare il mio lavoro con questa gente. Ho sempre detto che mi piace il luogo, non ho difficoltá con la gente, l’esperienza cresce ogni giorno e anche il mio cuore é abitato dal popolo filippino. Non mi ritiro, non torno indietro, non volto le spalle a questa bella missione. Il Signore continuerá a prendersi cura di me, su questo ho fiducia.

Il dolore aiuta a crescere, a diventare adulti, a maturare nelle responsabilitá. Penso che anche questa sia un’altra veritá. Nessuno si aspettava una tragedia di questo tipo, una morte cosí atroce. Ma la realtá parla in questo modo. Devo affrontarla, insieme a tutta la gente di buona volontá che fá parte di questa comunitá cristiana e tribale. Insieme possiamo e dobbiamo andare avanti anche per continuare e raccogliere i frutti di tutti quei semi piantati dal Fausto in questi anni. Spero che questa morte violenta non inasprisca I cuori, e non alimenti vendetta. Spero solo che chi ha pianificato ed eseguito questo delitto, sperimenti la stessa sofferenza che migliaia di persone hanno condiviso in questi giorni e nel tempo futuro. Possano davvero riflettere sulle proprie azioni e sui piani di violenza che abitano ancora I loro cuori, pentirsi e rinnovarsi. Spero davvero che possano ritornare alla casa del Padre come il figliol prodigo.

Cari amici, é davvero lungo questo mio scritto. Ci sarebbero davvero tantissime cose da condividere ma non voglio abusare della vostra bontá. Alla fine vi posso assicurare che io stó bene, anche se ho perso qualche chilo, (mia mamma penso sia contenta!). Non ho pero perso l’entusiasmo e la voglia di continuare. Ora piú di prima. Con una consapevolezza nuova e una esperienza spero piú matura. Mi affido sempre nella amorevoli mani del mio e nostro Signore e a quelle di Maria nostra Madre e mi lascio guidare. Da parte vostra continuate a pregare per noi, pregate per la vera pace, pregate per la vera giustizia, noi continueremo a pregare per voi e a ringraziare il Signore per la vostra presenza. Il padre Fausto dal cielo ci aiuti a essere sempre cristiani autentici e interceda per noi presso il Padre.

Un saluto affettuoso ad ognuno, e la benedizione di Dio su ciascuno di voi.

Nell’amore di Cristo, p. Giovanni