l’Università Statale delle Filippine (UP) ha annunciato un corso sulla cantane americana Taylor Swift.  Umm! Così su due piedi, a un anziano come me, dedicare un semestre di insegnamento a una cantante pop, sembra uno spreco di tempo e di soldi. Meglio sarebbe concentrarsi su cose più serie come la politica estera con le grandi potenze, ad esempio  Stati Uniti, Russia, Cina, Giappone invece che discutere se una “ragazza non ci vede” in “You belong with me” oppure perché “ci si è persi nella traduzione” nei 10 minuti di “All too well” (ho letto le prime due liriche che mi sono capitate su internet)

Io conosco questa cantante solo perché mia nipote e amiche sono sue fans altrimenti chi l’ha mai sentita. Eppure, dal 2006, ha venduto mezzo miliardo di copie tra album e singoli e questo deve pur avere avuto qualche effetto sulla popolazione filippina (in Pakistan per il Guinness World Record un ragazzo di 20 anni ha individuato 34 canzoni di Taylor Swift in meno di un minuto). O per lo meno il suo impatto economico deve essere notevole se in un tour mondiale di un miliardo e mezzo di dollari, (Eras Tour 2024 biglietti introvabili da mesi) fa pure beneficenza e distribuisce buoni pasto. E poi nel 2023 è stata eletta come persona dell’anno dalla rivista Time ( come Frank Sinatra, Bruce Springsteen, Aretha Franklin e pochi altri)

In ogni caso a Manila, studenti universitari nel corso di un semestre dovranno ascoltare una decina di album di Taylor Swift e studiare quanto dei messaggi delle sue canzoni sia penetrato nella cultura filippina. A una lettura veloce e pressapochista come la mia, la struttura dei testi delle sue canzoni appaiono genuini e spontanei: prevale quasi sempre lui e lei altrimenti soli, calati in varie situazioni, a volte temporali oppure tormentate, geografiche, sociali, nostalgiche dell’infanzia passata nel country suburbano americano.

L’obiettivo del corso sembra poi quello di capire come in tutto questo, all’interno dell’industria musicale, abbia giocato la fortuna, il talento oppure le capacità imprenditoriali. E poi, come la cultura e la politica americana (Swift aderisce al Partito Democratico e ha criticato varie volte Donald Trump) abbiano influenzato il suo percorso musicale.

Si discuterà pure di transnazionalità perché la musica non ha frontiere. Circa la cantante si presume, infatti che (come nel resto del mondo) la generazione “Z” filippina abbia sviluppato relazioni di empatia con lei (si è esibita nella Filippine in due concerti, 2011 e 2014). Del resto, è una star che usa massivamente i mass media: Internet, TV, radio e giornali, oltre alla pubblicità, i tweet, Facebook, Spotify, eccetera, che in modo subliminale determinano l’acquisto di prodotti e la diffusione di idee: tutte cose degne di essere studiate.

Insomma, pensavo fosse una trovata “paesana” relegata solo nelle Filippine, ma poi quando mi son messo a navigare su internet mi sono imbattuto in diversi corsi universitari dedicati ai più noti cantanti moderni. Ce n’è uno perfino sulla “Teologia di Bruce Springsteen” presso la Rutgers nel New Jersey dove si esaminano le sue interpretazioni dei temi biblici. La cosa mi fa pensare, dato che la Teologia nostrana è legata solo ai canti di chiesa o, in momenti superbi ma rari, al Messiah di Handel. Mah! Forse bisognerebbe pensarci e tenere conto di come le nuove tendenze musicali e i loro interpreti stiano influenzando larghi strati, anche nominalmente religiosi, della popolazione mondiale.

Va be! Chissà a chi questo corso potrà servire. L’impressione è che gli studenti si metteranno a discutere su quale canzone di Swift sia la più accattivante e quella no, più o meno così si fa a tavola quando discutiamo, pro e contro, su quello che ha detto o scritto quella persona famosa. E tuttavia per la diffusione di idee non possiamo limitarci a un banco di scuola o a una tavola da pranzo. La musica rimane uno spirito senza frontiere. Per quel che ci riguarda da vicino, sarebbe interessante riprendere, con i mezzi attuali, il dialogo musicale abbandonato molti anni fa e mai ripreso, con il film “Mission” e l’oboe di fratel Gabriel. Del resto “Tutto ciò che perdi è un passo che fai” dice Taylor nel testo di “You’re on Your Own, Kid” .

Luciano